Un'ingenuitą in forma d'ideale: MARCO E NICOLA 1998

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Nel tentativo di abbozzare la nostra storia per un catalogo.

In principio era un dovere sollevarsi dalla vita degli "adeguati".
Sulla superficie dei bassi litorali del soggetto noi vedevamo galleggiare le più schifose immondizie che sporcano l'uomo: sotto il nome di introspezione abbiamo visto nascoscondersi le più brutte cose mai realizzate.
E noi allora ci domandammo cosa fosse prioritario fare per distinguerci, disposti allo sforzo più arduo: seguire consapevolmente e con forza ciò che è solo un'illusione.
Più che mai le nostre mani desideravano trovare, toccare la bellezza dell'uomo.
Osare ogni ingenuità.
Non era solo nostro questo pensiero, guardammo alla prassi degli antichi cantieri.
Per anni abbiamo fatto tesoro di quella maestria, nelle proporzioni, nella sintesi e nel loro levighio finale, pieno d'amore per le cose.
Ci legammo ai piedi grosse pietre e ci immergemmo.
Il nostro amore allora si rivolse ai luoghi ideali: Persepoli, Atene...
Noi volevamo posare la nostra opera su di una arca antica la cui chiglia pescasse nel profondo.
Scoprimmo che il vero agire umano si muove in profondità ma viene spesso in superficie con forme meravigliose.

Tutto questo però era difficilmente comunicabile e incomprensibile a chi oltre a noi non aveva quel desiderio ardente di bellezza, il parlarne diveniva un vagheggiare di sogni e d'apparenze, in grado forse di affascinare, ma per noi sarebbe stato un inganno non dare un peso a quelle visioni.
La nostra massima attenzione fu allora rivolta agli oggetti, ciò che era sommamente bello: in alcune opere d'arte riconoscemmo la misura che le rendeva tali.
Trovammo la carne, la bellezza nelle cose. Ma non avevamo il linguaggio per esprimerla.
Da quì cominciarono le distinzioni e i criteri, poichè non tutto infonde allo spirito i medesimi valori. Ne eravamo certi allora, le cose belle ce lo dicevano apertamente, il valore più importante stava nello sforzo di conquistarne la misura, la misura non si concede facilmente e l'epoca presente non è ancora abbastanza gentile con lei.
La vita degli "adeguati" c'è parsa ancora quella di chi non si accostava al giusto limite come ad un compito ma come ad un qualcosa da cui fuggire ogni volta che fosse possibile. Essi alla bellezza preferiscono fare violenza.
E' evidente che la bellezza si può ferire quanto confondere, l'uomo è un custode aggressivo.
Ma è anche l'unico custode.