Giacomo Magrini
Torna a Marco 1973
code di lucertola e ciuffi d'erba
s'intrecciano sopra i fregi aviti,
spenti ormai gli estremi echi
della gigantomachia, immota
la chioma del Lapite morente
su cui il sole proietta sanguigno
chiarore. L'aspra selva già contende
allo stilobate terreno vitale.
L'artefice trascorre i millenni
sotto l'arena rovente, folta
nacque l'erba sul suo lucido
cranio... l'ultima speme forse
volò agli ingegni futuri, ma
ora è tardi perché si curi
d'altre faccende ch'eterna
quiete. Posteriore gli fu
la sola muffa ed i licheni
crostosi a velarne l'opera.
Kjahrmakot
DE LOCO AMOENO
1 Gaia Musa cantami dei campi di papaveri inebrianti, fiori cupi esili ed opachi
2 lieti danzano sui prati carezzati dalla bora e dal ronzare delle api in rapidi sciami,
3 cantami del manto che d'inverno va calando fioco e bianco stende su ogni cosa la sua patina
4 nevosa come pallida distesa e sposa cielo e terra nell'attesa ch'orizzonte li divida.
5 La ripa d'un ruscello offre solitario ostello al bruno cervo : tra le fronde resta fermo
6 e rivolge il capo a terra, preme il naso sull'erba, sembra sia ammaliato dalla calma della selva;
7 con plastica eleganza inarca la testa, saggia l'aria fresca dell'aurora casta e tersa.
8 Conversano il faggio ed il castano con gorgheggio d'uccellino che si leva da ogni ramo
1 l'implicita \ malia \ della \fore\
2 sta \m'invade \l'animo\ di sapida \
3 ebbrezza è\ allor ch'il\ mio cuore\ si desta\
4 dalla \nebbia \traditrice e infesta
1infesta e traditrice \ sale la bruma \ le cui multiformi spire \paiono neve che sfuma
2che s'incunea nella sera \ lattea scia di tenebra già all'occhio oblia la stella \ e l'oscura luna vela \
3miscela fosca e densa m'attosca e mi scompensa quindi verso lidi più salubri / vagheggio la partenza
4con voli brevi e piacevoli \ il pensiero aleggia \ nell'oceano vasto ed aperto \ ogni sconforto subito annega \
5 cade in pasto alla murena oppure è preda della balena che con prodigiosa lena sconvolge i flutti a colpi di coda \
6di soda lega acciaiosa par la sua liscia pelle adiposa /la sua forma luminosa \ ch'abbia vita è divina cosa
7 si posa nell'oasi \ corallina la salsedine\ marina a pelo d'acqua \ come filigrana
8 brilla al sole para \ disiaco e magico fulgore / il cui disordine mi si conviene\ ruba al mio cuore melodie amene \
è bello sentir \ si sperso nell' \ oceano immen \so e fresco
sì presto la \ mia coscienza cavalca \ l'onda e si \ rinsensa
mobile mare / solitudine di pace \ mi voglio accomodare
nel tuo seno abissale \ e di me stesso \ dimenticare.
A Roma, appena sveglio, 2007.
-
©2024 MarcoFintina.com