J'accuse
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"Quanto alle cose “politiche”, vorrei solo che precipitasse tutto, subito. La gente non capisce niente, e non resta ormai che privarla di quella vita alla quale sono tanto attaccati tutti coloro che per serbare una ridicola vecchiaia sarebbero disposti a sacrificare tutto il resto. Quanto è più nobile e cristiano il suicidio di un pagano che il cristianissimo amore per la vita dei cristiani. Siamo alla fine della discesa. È precisamente questa la miserabile epoca nella quale avrei comunque voluto vivere."
Sergio Quinzio, "Diario profetico"
J'accuse
Il Minotauro è disteso dimezzato dalle fauci formicaleonine sotto il Reporco con la mano del bambino in mano, e il Porco parla alla Mummia sopra il tavolo.
L’elefante nero con il pesce bianco è il tecnico assassino e parla alla Puttana in baby-doll dove comincia la prima scala; sotto di loro il Pupazzaro a terra si gingilla mentre dall’altro lato comincia a salire il Glorioso con il riflettore in mano, più in alto, per ora il Portacavi seguirà nella sua caduta la Truffatrice. Si trovano in relazione solo per stanchezza ma hanno obiettivi completamente diversi. L’Uccellotartaruga di sinistra grida all’Apprendista: “Per il mio lunedì di vacanza odierò chi non ha la mia forza, che Dio abbia pietà di voi supereroi focomelici! Io non sono uno dei vostri e non salirò la scala della Virtù.”
L’Ubriaco è un insetto assente e sospeso, ascolta e non ascolta.
Il Mandrillo sta andandosene, voleva un delirio di prese per il culo in una parata di finta festa dove potesse scoprire le fighe chiuse da occlusioni d’oro, e (naturalmente) non ha avuto nulla di tutto ciò.
Hanno tutti paura di fare le scale i Senzagambe, tanto che inciampano tutti su artigli di ceramica. Ma anche da questo si taglia fuori l’Ubriaco e io agli imperdonabili chiedo scusa.
È febbraio (2006), sono da poco tornato dalla Sierra Leone e mi accorgo che quì dove fa freddo qualcosa è cambiato sotto il sole; il giorno del mio compleanno per regalo Nicola afferma la sua proprietà del laboratorio-fortezza. A teatro, nonostante in due sole settimane abbia fortemente contribuito ad assicurare uno spettacolo nuovo alla compagnia, sento diffusa ostilità e allontanamento intorno.
(Beh, tutto qui?)
Perché ho la testa piena di Loro?
Mi sono convinto che questa non è la strada giusta che è solo la reazione al mio isolamento.
Mi sono affezionato a questo per solidarietà con gli ultimi, ma da questa posizione non posso fare nulla nemmeno per loro, e nessuno m’ha chiesto di far qualcosa.
Ci sarà sfogo o rivalsa allo schiacciamento?
Sono Loro che impediscono (davvero?) la dignità, l’arte, la partecipazione comune, la scelta, la decisione, la serietà?
Com’è facile giustificarsi di tutto cambiando bandiera e chiamarlo “savoir vivre”. Quanti piccoli orrori sotto protezione della “realtà”.
Marco muori la tua morte: ondivaga persona, accetta senza scontri le tue conseguenze. La vita sa che non la odii.
La veglia dell’interpretazione genera mostri e fintanto che si può si deve andare in controtendenza.
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