AGOSTO'07
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Tra di noi è diffuso un detto relativo ai gioielli falsi che non sono d'oro, ma forse sono stati qualche volta accanto a qualcosa d'oro.
Questa stessa similitudine vale per certe esperienze nell'infanzia che sono rimaste nella memoria non perché fossero d'oro, ma perché vicine all'oro.
Sigmund Freud "Aforismi"
Se stare così, fosse ancora consentito a lungo, dimenticherei gli spasmi e le paturnie inutili patite in questi ultimi sette anni, passati a sorvegliarmi per ritrovare uno slancio e una direzione anche solo lievemente diversa da quella degli arruolati.
Sotto la crosta di ghiaccio che calco vedo ancora immersa l'inquietudine di ieri che ribolle.
Non so dove, come, ne perchè io sia riuscito ad uscirne, ma ora che sono in superficie pattinerò sul ghiaccio sottile finché potrò; so che altrimenti ricadrò e verrò reinghiottito. Non mi dispiace, non mi fa paura, non c'è problema. Per ora questo è un buon tempo, caldo e senza odio, anche se nonostante ciò e gli amici, mi fa un po' male dovere abbandonare il desiderio di costruire un'opera personale e coerente, di lasciare l'idea della gloria individuale che non potrò più...
Ma aldilà di questo, curioso è che nonostante tutto mi pare d'aver mantenuto una vocazione compositiva, che cresce in me sempre in direzione dell'allegoria narrativa, capace di trovare sempre il modo più tortuoso (anche in questo scritto) di esprimere le cose più personali e oscure, che devo per forza estrudere al di fuori da quella oscurità in cui starebbero così bene. Ma nell'esprimerle mi pare quasi di usufruire di una qualche cura, mi sembra di iniettare un qualche tonico antidistemico; ma è questa solo un'impressione fuggitiva di vederci un po' più chiaro, in realtà queste mie misere cose appena espresse valgono così poco, e le sento così false anche solo l'istante dopo esser generate, che mi rendono confuso nell'ansia della Gloria con le loro beffarde voci difformi e contradittorie.
Poveri animali assistenti al naufragio, assistenti al tramonto delle narrazioni che come una liscia coda di drago dileguantesi, resta inafferrabile alle mie unghie, e non mi resta che mangiarmele nel sogno.
Mio signore Astro solare, risparmiami; anche se so che per questa tensione personale alla propria realizzazione milioni di artisti accettano ogni giorno di essere disgregati nelle loro esperienze diverse, milioni di artisti rappresentano l'unica propria memoria e l'unico proprio scopo personale. Ammonticchiano monetine di ogni esperienza ben sapendo che la somma non può darsi, ogni moneta resta divisa nel suo valore, e tutte insieme non pesano e non possono fare capitale comune, se ne può tirare fuori una sola per volta... e vivono senza un'opera che possa dirsi a lungo loro, niente di spendibile, niente di unitario, necessario... e pronti al prossimo viaggio che sognano con più cura di quanto poi non potranno fare mai.
(Pieni d'informazioni siamo che s'assembrano inutilmente attorno al mistero di un viaggio.)
Ogni cosa pare valga solo fino a prova contraria, e a meno che la cosa non sia totalmente priva d'interesse, qualunque artista si trova disposto, anche solo per amor d'arguzia, a fornire qualche prova contraria, che per un attimo lo esalti.
Ma quest'agosto resta come un tardo tempo d'attesa, dove l'aria è pulita e ci si può riposare e si gode delle vacanze degli altri, durerà più di un mese ne sono sicuro.
Si, il tempo migliore è quello dell'attesa felice. Perchè, finalmente, è vero, io attendo altro.
Sentirei altrimenti crescermi sulla groppa un'opera, un altro lavoro, una scultura da donare senza l'umiltà dovuta, un motivo, un souvenir anche per questo agosto.
Penso ancora ad esempio, che colui che troppo sicuro della sua disciplina e delle sue gerarchie di arruolato, che ha famiglia e buona digestione, non sia stato abbastanza accusato e condannato nemmeno in questo mese e in quello scorso. Sulla scia residua di un ultimo odio, mi sorprendo talvolta a giudicare ancora il mio simile, il mio carnefice, il mio nemico e a ricamargli forme mostruose soprastanti.
Egli però non potrà mai più capire, perchè è già morto stecchito.
Ma oggi anche tutti gli artisti sono morti. O passano la vita come ingombranti fantasmi di bambini nati morti a cui non fosse stato detto: "Caro agli dei colui che ha vita breve".
Non hanno speranze di passare a una vita eterna, che non è mai troppo breve la vita di un artista; anzi chi di loro ha una speranza per il futuro è già troppo idealista per prendere corpo di morto e resta anche al di quà della nascita; a meno che il nome di artista non sia per lui niente più che un nome appunto, senza odore, un cinico nome.
Ma a colui per cui Arte è veramente una dea. Ha! Verrà ingannato!
Si farà rubare il tempo, sentirà irrealizzabile il progetto sperando che il suo spaesamento sia sinonimo o prologo di un privilegio; ma appartenere al mondo dei confusi non è un privilegio e nemmeno un punto di partenza, è semplicemente un dato di fatto. Implorerà allora Dio da ubriaco perchè gli mostri la via della ressurrezione dei corpi, ma una volta passata la sbornia ci mostrerà il prodotto della sua mente come un nuovo e rassicurante e ributtante salvacondotto del nichilismo imperante; dirà: "Guardate quante illusioni so dissipare! Per me non c'è Dio!", e sarà condannato, per stare al passo, ad autodistruggersi.
Arruolarsi tra costoro è un ambito ormai troppo lontano dalla compassione del povero e massacrato corpo umano, cui solo adesso e per diversa via comincio ad avvicinarmi.
Ma non dirò ancora di questo, quest'agosto caldo e un po' piovoso resta ancora fermo come un tardo tempo di paradossale conversione e di riannusamento degli uomini e di felice attesa.
Se io avessi pensato ai miei personaggi in luogo diverso rispetto a questa cornice di quadro - ad esempio dentro un'incubatrice per bambini - L'opera sarebbe stata inserita meglio nel tempo; ma non vi avrei aggiunto nulla di più di quanto bastasse a me individuo–creatura, quindi nulla di necessario fin'ora, vediamo ora se riesco a cambiare tipo di necessità.
Questa stessa similitudine vale per certe esperienze nell'infanzia che sono rimaste nella memoria non perché fossero d'oro, ma perché vicine all'oro.
Sigmund Freud "Aforismi"
Se stare così, fosse ancora consentito a lungo, dimenticherei gli spasmi e le paturnie inutili patite in questi ultimi sette anni, passati a sorvegliarmi per ritrovare uno slancio e una direzione anche solo lievemente diversa da quella degli arruolati.
Sotto la crosta di ghiaccio che calco vedo ancora immersa l'inquietudine di ieri che ribolle.
Non so dove, come, ne perchè io sia riuscito ad uscirne, ma ora che sono in superficie pattinerò sul ghiaccio sottile finché potrò; so che altrimenti ricadrò e verrò reinghiottito. Non mi dispiace, non mi fa paura, non c'è problema. Per ora questo è un buon tempo, caldo e senza odio, anche se nonostante ciò e gli amici, mi fa un po' male dovere abbandonare il desiderio di costruire un'opera personale e coerente, di lasciare l'idea della gloria individuale che non potrò più...
Ma aldilà di questo, curioso è che nonostante tutto mi pare d'aver mantenuto una vocazione compositiva, che cresce in me sempre in direzione dell'allegoria narrativa, capace di trovare sempre il modo più tortuoso (anche in questo scritto) di esprimere le cose più personali e oscure, che devo per forza estrudere al di fuori da quella oscurità in cui starebbero così bene. Ma nell'esprimerle mi pare quasi di usufruire di una qualche cura, mi sembra di iniettare un qualche tonico antidistemico; ma è questa solo un'impressione fuggitiva di vederci un po' più chiaro, in realtà queste mie misere cose appena espresse valgono così poco, e le sento così false anche solo l'istante dopo esser generate, che mi rendono confuso nell'ansia della Gloria con le loro beffarde voci difformi e contradittorie.
Poveri animali assistenti al naufragio, assistenti al tramonto delle narrazioni che come una liscia coda di drago dileguantesi, resta inafferrabile alle mie unghie, e non mi resta che mangiarmele nel sogno.
Mio signore Astro solare, risparmiami; anche se so che per questa tensione personale alla propria realizzazione milioni di artisti accettano ogni giorno di essere disgregati nelle loro esperienze diverse, milioni di artisti rappresentano l'unica propria memoria e l'unico proprio scopo personale. Ammonticchiano monetine di ogni esperienza ben sapendo che la somma non può darsi, ogni moneta resta divisa nel suo valore, e tutte insieme non pesano e non possono fare capitale comune, se ne può tirare fuori una sola per volta... e vivono senza un'opera che possa dirsi a lungo loro, niente di spendibile, niente di unitario, necessario... e pronti al prossimo viaggio che sognano con più cura di quanto poi non potranno fare mai.
(Pieni d'informazioni siamo che s'assembrano inutilmente attorno al mistero di un viaggio.)
Ogni cosa pare valga solo fino a prova contraria, e a meno che la cosa non sia totalmente priva d'interesse, qualunque artista si trova disposto, anche solo per amor d'arguzia, a fornire qualche prova contraria, che per un attimo lo esalti.
Ma quest'agosto resta come un tardo tempo d'attesa, dove l'aria è pulita e ci si può riposare e si gode delle vacanze degli altri, durerà più di un mese ne sono sicuro.
Si, il tempo migliore è quello dell'attesa felice. Perchè, finalmente, è vero, io attendo altro.
Sentirei altrimenti crescermi sulla groppa un'opera, un altro lavoro, una scultura da donare senza l'umiltà dovuta, un motivo, un souvenir anche per questo agosto.
Penso ancora ad esempio, che colui che troppo sicuro della sua disciplina e delle sue gerarchie di arruolato, che ha famiglia e buona digestione, non sia stato abbastanza accusato e condannato nemmeno in questo mese e in quello scorso. Sulla scia residua di un ultimo odio, mi sorprendo talvolta a giudicare ancora il mio simile, il mio carnefice, il mio nemico e a ricamargli forme mostruose soprastanti.
Egli però non potrà mai più capire, perchè è già morto stecchito.
Non hanno speranze di passare a una vita eterna, che non è mai troppo breve la vita di un artista; anzi chi di loro ha una speranza per il futuro è già troppo idealista per prendere corpo di morto e resta anche al di quà della nascita; a meno che il nome di artista non sia per lui niente più che un nome appunto, senza odore, un cinico nome.
Ma a colui per cui Arte è veramente una dea. Ha! Verrà ingannato!
Si farà rubare il tempo, sentirà irrealizzabile il progetto sperando che il suo spaesamento sia sinonimo o prologo di un privilegio; ma appartenere al mondo dei confusi non è un privilegio e nemmeno un punto di partenza, è semplicemente un dato di fatto. Implorerà allora Dio da ubriaco perchè gli mostri la via della ressurrezione dei corpi, ma una volta passata la sbornia ci mostrerà il prodotto della sua mente come un nuovo e rassicurante e ributtante salvacondotto del nichilismo imperante; dirà: "Guardate quante illusioni so dissipare! Per me non c'è Dio!", e sarà condannato, per stare al passo, ad autodistruggersi.
Arruolarsi tra costoro è un ambito ormai troppo lontano dalla compassione del povero e massacrato corpo umano, cui solo adesso e per diversa via comincio ad avvicinarmi.
Ma non dirò ancora di questo, quest'agosto caldo e un po' piovoso resta ancora fermo come un tardo tempo di paradossale conversione e di riannusamento degli uomini e di felice attesa.
Se io avessi pensato ai miei personaggi in luogo diverso rispetto a questa cornice di quadro - ad esempio dentro un'incubatrice per bambini - L'opera sarebbe stata inserita meglio nel tempo; ma non vi avrei aggiunto nulla di più di quanto bastasse a me individuo–creatura, quindi nulla di necessario fin'ora, vediamo ora se riesco a cambiare tipo di necessità.
Mesi precedenti
Partecipando ad un'altra collettiva di scultori tenuta a 'Jesolo lido povero mare' ho avuto l'occasione di conoscere Romano Abate e Angelo Brugnera, ed è stata per me cosa grata parlare con loro.
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