Non mi sono ancora tolto le ali

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"Si deve credere nei segni, per rischioso che sia, e se non vediamo segni nella nostra vita allora vuol dire che per noi Dio non c'è."

Sergio Quinzio, "Dalla gola del leone".



Quindi non mi sono tolto le ali.
Infatti le cornacchie nere davanti casa, sfarfallano con battito pesante, color nero cangiante da vedova.
In una penna c’è un gioiello blu scuro e con le piume, preziosi ricamano i nidi .
Ogni volta che atterrano in banda fanno loro la terra, dove c’è ombra si confondono.
E dove fanno i nidi è irraggiungibile.





Sono forse solo una lontana costante, a partire da quel loro regno di mezzo che noi vediamo dal suolo verso il cielo e che ogni parola è troppo usata ad esprimere.

Come pensavi, e io te lo dicevo (e con che peso):
L’arte perde ciò che salva.
Nel patire la partoriente gioiva perché avrebbe avuto il figlio.
Nel patire la partoriente soffre perché non può fuggire al soffrire.

L’arte era strumento non scopo. L’arte preparava la festa
Forniva costumi, maschere, musica, immagini di caccia e di tutto ciò che si legava alla vita per mezzo della festa. L’arte era strumento non scopo.

L’arte era più debole della necessità, il suo lavoro era gestirne i simboli.

L’arte preparava la festa non era la festa.

Ma simboleggiandola, semplificava la vita in modo che tutta insieme ella potesse vedersi, a volo d’uccello.
Così soltanto la vita si solleva e dall’alto vedendosi evocata si salva.

Ora non c’è più festa,
finito è il tempo festivo, e l’alienazione è questo.
La festa è il luogo d’evasione dalle varie alienazioni.
Ma l’evasione è ancora alienazione,
alienazione dell’alienazione, non vita.
La vita non può vedersi più dall’alto e salvarsi.
L’arte non gestisce più i suoi simboli,
è alienata.
La festa serve a dimenticare la vita.


L’arte serve a dimenticare la vita.
L’arte perde ciò che salva. L’arte perde ciò che salva.
Nel patire la partoriente gioiva perché avrebbe avuto il figlio.
Nel patire la partoriente soffre perché non può fuggire al soffrire.

Solo sollevando in alto la vita si può contenere la sua imprevedibilità.

Ciò che faccio deve essere resistente come un capelvenere sulla terra.
Perché non è un fine ma una conseguenza.











Alla Mea, per tanti anni nume tutelare della mia casa.
Alla Mea, per tanti anni nume tutelare della mia casa.




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