Una settimana a Torrok
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A circa 100 kilometri africani a nord dell’area del nostro progetto c’è il villaggio di Torrok, siamo quì per vedere quello che il partner locale ha già fatto e come lavora. L’aspetto del paesaggio è appena un po’ più secco che a Gagal e si nota la presenza massiccia dei granai tradizionali dell’etnia mundang (che possiede una propria lingua molto diversa dallo n’gambay), questi sono delle vere eproprie “presenze”, totem fallici che contengono i semi che fecondano la terra. Qui abbiamo avuto occasione d’incontrare una ventina di gruppi d’agricoltori che ci hanno mostrato il loro lavoro, non dimenticherò facilmente la gentilezza e talvolta la fierezza con cui ci hanno esposto i loro sforzi cooperativi e organizzativi senza nulla chiedere in cambio, anzi donandoci spesso un pollo vivo, una vera privazione per loro che tuttavia non potevamo rifiutare, alla fine avevamo una decina di galline e di galli legati fortunosamente al retro del fuoristrada che starnazzavano tentando la fuga.
Spesso ho guidato per decine di kilometri su piste dissestate dove si alternavano per diversi effetti: pietre, acqua e sabbia; per arrivare a qualche villaggio sperduto dove bambini tra il curioso e l’impaurito si facevano coraggio per darmi la mano. Gli uomini all’ora del saluto ci dicevano con dolcezza: “Faites bien!”. Spero che sia più che mai quello che faremo.
“Chi aggiunge a quanto possiede, scaccia fame violenta.”
Esiodo,”Opere e giorni”, v.363
Esiodo,”Opere e giorni”, v.363
A circa 100 kilometri africani a nord dell’area del nostro progetto c’è il villaggio di Torrok, siamo quì per vedere quello che il partner locale ha già fatto e come lavora. L’aspetto del paesaggio è appena un po’ più secco che a Gagal e si nota la presenza massiccia dei granai tradizionali dell’etnia mundang (che possiede una propria lingua molto diversa dallo n’gambay), questi sono delle vere eproprie “presenze”, totem fallici che contengono i semi che fecondano la terra. Qui abbiamo avuto occasione d’incontrare una ventina di gruppi d’agricoltori che ci hanno mostrato il loro lavoro, non dimenticherò facilmente la gentilezza e talvolta la fierezza con cui ci hanno esposto i loro sforzi cooperativi e organizzativi senza nulla chiedere in cambio, anzi donandoci spesso un pollo vivo, una vera privazione per loro che tuttavia non potevamo rifiutare, alla fine avevamo una decina di galline e di galli legati fortunosamente al retro del fuoristrada che starnazzavano tentando la fuga.
Spesso ho guidato per decine di kilometri su piste dissestate dove si alternavano per diversi effetti: pietre, acqua e sabbia; per arrivare a qualche villaggio sperduto dove bambini tra il curioso e l’impaurito si facevano coraggio per darmi la mano. Gli uomini all’ora del saluto ci dicevano con dolcezza: “Faites bien!”. Spero che sia più che mai quello che faremo.
Dentro a questo buco sul marigot di Gaegourum, è appena entrato un coccodrillo del Nilo di almeno 3 metri.
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