Primo viaggio in Cameroun: Garoua.
Torna a Signs/Opinions
"Tout cela montre que le caractère d’un homme est défini non seulement par ce qui se passe réellement dans sa vie mais aussi par ce qu’il se refuse à y laisser entrer."
Peter Brown, "La vie de Saint Augustin"
Pescatorello sul lago di Lerč.
Le barriere della pioggia sono una misura di sicurezza che vige in tutto il Tchad "sterrato" per evitare -ma non evita un bel niente- che le piste si rovinino troppo al passaggio di camion e autovetture. Lì, lo sconosciuto che sta alla sbarra e che detiene il potere, può trattenerti in auto per ore passeggiando avanti e indietro, fino a che decide di farti passare (e si farebbe tanto volentieri “ungere” dal denaro). Visto che hanno il diritto di fermarti anche per sei ore dall’ultima goccia è meglio non farsi mai sorprendere dalla pioggia mentre si è per strada, ma è difficile capire quando pioverà.
Alla fine di una bella giornata arriviamo in Cameroun dove le strade sono asfaltate e cominciano verdi colline che dopo tanta pianura sembrano montagne, e ci sono baobab, ruscelli e laghi.
Ci dirigiamo a Garoua, grande città del nord, dove si possono trovare articoli e negozi che in Tchad non abbiamo trovato neppure in capitale. Qui si può passeggiare senza essere fissati e chiedere i prezzi senza dover comprare, anche le donne qui parlano il francese, se non addirittura l’inglese, qui ci sono l’energia elettrica e una rete idrica che funzionano quasi tutto il giorno, e ci sono i giornali; apprendiamo che in queste ultime settimane il Tchad ha invaso cinque piccole isole del lago omonimo che amministrativamente appartengono al Cameroun, forse nuove nate dall’abbassamento delle acque del lago. Pare che gli invasori si domandino con logica adamantina: "perchè se il lago si chiama Tchad dovrebbe appartenere, sia pur in parte, al Cameroun?" Questa almeno la spiegazione dei giornali camerunensi che parlano già di guerra, ma da queste parti queste tensioni sono cosa comune e non ci si sorprende neanchè più.
Noi facciamo gli acquisti per il progetto e per la casa e passiamo una mezza giornata al lago Lagdo, luogo incantevole dove anche un lungo varano può nuotare nell’acqua limpida.
Visto da queste rive, dove c’è anche un chiosco tranquillo, il Tchad fa ancora più pena, ed è difficile non cedere alla tentazione di ragionare in una logica di arretratezza-avanzamento così come ci è stata insegnata da sempre nei nostri paesi; lo sforzo per lo sviluppo e i diversi gradi di questo fattore misurabili col suo sistema metrico: il pil, i record di produzione ecc.
Ci sono davvero paesi dove i record sono tutti in negativo, gestiti in modo tale da non potersi rialzare mai.
Tutto sta a non nascerci, è l’unica candida verità che salta allo stomaco.
Anche il Cameroun con il suo slancio bilingue: anglo-francese, è del resto ben lungi ad assurgere all'internazionalità dei “veramente fortunati”.
Ma in fondo non ho niente da dire su ciò che so di questo paese, è bellissimo e sarà forse per me un occasione di vacanza, ma l’Africa selvaggia non è quella dei suoi parchi formidabili. Resti pure il Cameroun pieno dei suoi superbi paesaggi e delle foreste che il Tchad non ha, e il Tchad resti la mia selva oscura.
Alla fine di una bella giornata arriviamo in Cameroun dove le strade sono asfaltate e cominciano verdi colline che dopo tanta pianura sembrano montagne, e ci sono baobab, ruscelli e laghi.
Ponte tra Tchad e Cameroun.
Ci dirigiamo a Garoua, grande città del nord, dove si possono trovare articoli e negozi che in Tchad non abbiamo trovato neppure in capitale. Qui si può passeggiare senza essere fissati e chiedere i prezzi senza dover comprare, anche le donne qui parlano il francese, se non addirittura l’inglese, qui ci sono l’energia elettrica e una rete idrica che funzionano quasi tutto il giorno, e ci sono i giornali; apprendiamo che in queste ultime settimane il Tchad ha invaso cinque piccole isole del lago omonimo che amministrativamente appartengono al Cameroun, forse nuove nate dall’abbassamento delle acque del lago. Pare che gli invasori si domandino con logica adamantina: "perchè se il lago si chiama Tchad dovrebbe appartenere, sia pur in parte, al Cameroun?" Questa almeno la spiegazione dei giornali camerunensi che parlano già di guerra, ma da queste parti queste tensioni sono cosa comune e non ci si sorprende neanchè più.
Noi facciamo gli acquisti per il progetto e per la casa e passiamo una mezza giornata al lago Lagdo, luogo incantevole dove anche un lungo varano può nuotare nell’acqua limpida.
Visto da queste rive, dove c’è anche un chiosco tranquillo, il Tchad fa ancora più pena, ed è difficile non cedere alla tentazione di ragionare in una logica di arretratezza-avanzamento così come ci è stata insegnata da sempre nei nostri paesi; lo sforzo per lo sviluppo e i diversi gradi di questo fattore misurabili col suo sistema metrico: il pil, i record di produzione ecc.
Ci sono davvero paesi dove i record sono tutti in negativo, gestiti in modo tale da non potersi rialzare mai.
Tutto sta a non nascerci, è l’unica candida verità che salta allo stomaco.
Anche il Cameroun con il suo slancio bilingue: anglo-francese, è del resto ben lungi ad assurgere all'internazionalità dei “veramente fortunati”.
Un immagine qualsiasi di Garoua.
Ma in fondo non ho niente da dire su ciò che so di questo paese, è bellissimo e sarà forse per me un occasione di vacanza, ma l’Africa selvaggia non è quella dei suoi parchi formidabili. Resti pure il Cameroun pieno dei suoi superbi paesaggi e delle foreste che il Tchad non ha, e il Tchad resti la mia selva oscura.
Cormorano sul lago Lagdo.
Vista dalla diga del Lagdo.
Cammino sulle rive per rivedere i varani.
Il volto di un Baobab come il disegno di Francesco.
Se lo giri č l'Italia deformata s'uno Ionio piccolissimo.
-
©2024 MarcoFintina.com