LUGLIO '09

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"Es que, para los opresores, la persona humana son sòlo ellos. Los otros son “objetos, cosas”. Para ellos, solamente hay un derecho, su derecho a vivir en paz, frente al derecho de sobrevivir que tal vez ni siquiera reconocen, sino solamente admiten a los oprimidos.
Y esto, porque, en ùltima instancia, es preciso que los oprimidos existan para que ellos existan y sean “generosos”."

Paulo Freire, Pedagogìa del oprimido.






Anche se ogni tanto qualche colibrì ci visita in cerca di fiori invernali non sentiamo di essere poi molto lontani da casa. Molte cose hanno un’aria di famiglia.
Si ha un respiro completamente diverso solo quando si guarda l'oceano e le bancarelle del pesce. Il pesce esposto nelle pescherie non ha alcuna natura mediterranea, parla la lingua del gelo antartico, del freddo profondo.
Enormi polpi e strani molluschi incrostati stanno immersi nel ghiaccio non per essere mantenuti freschi ma si direbbe, per restare vivi. Nessuna specie assomiglia alle nostre, si vede dalla faccia, dagli strani toni del blu scuro, dall’odore, dal sapore. Capisco ora quanto mi appartenesse il pesce delle pescherie Italiane, quello delle bancarelle di Merlino (capace di narvali mediterranei).
Simona rimane quasi un’ora a guardare pellicani e gabbiani consumare il loro pasto di avanzi di pesce, nell’oceano davanti a un ristorante di Iloca.





   Questo uccellino (Tachuris rubrigastra) viene chiamato “Sietecolores” e spicca per ciò tra i generalmente poco appariscenti passeriformi cileni. I campesinos dicono che si chiama così perché un giorno un uccellino spiumato scappò dalla pentola e come potè arrivò alla bottega di un falegname, dove s’immerse nel vaso della colla; poi nella lingua degli uccelli pregò per sette volte sette uccelli differenti di dargli tre penne per ciascuno, raccontando ogni volta quanto fosse grande la disgrazia di restare senza piume. Nessuno gli negò ciò che chiedeva e mano a mano che raccoglieva le piume le attaccava al suo corpo.
Un’altra tradizione vuole che il giorno dopo il diluvio l’uccellino volasse semplicemente troppo vicino all’arcobaleno che Dio aveva acceso in cielo per sancire la pace degli elementi, e attraversandolo quello gli si impregnò nel piumaggio.
Il suo verso è come il gracidare di un rospetto.
Non si adatta alla cattività ma non è timido. Vive tra i giunchi a laguna Torca, nel nord-ovest della nostra regione, dove si può ammirare un assembramento impressionante di vari uccelli acquatici tra i canneti e gli spazi aperti. In un'immagine di perfetta festività.


A laguna Torca tra i cigni collo nero e le mimose che cominciano a fiorire.
A laguna Torca tra i cigni collo nero e le mimose che cominciano a fiorire.


Palude 'Los coipos', il canneto pił vasto che mai abbia visto.
Palude 'Los coipos', il canneto pił vasto che mai abbia visto.




Sul campo di Don Victor, il nivel en 'A' per determinare la curva di livello.
Sul campo di Don Victor, il nivel en 'A' per determinare la curva di livello.
   Cominciano le attività di terreno sul campo dei campesinos, ad esempio per scavare zanjas d’infiltrazione allo scopo di trattenere l’acqua piovana lungo le pendenze, a favore di giovani alberi. Continuiamo i laboratori comunitari e la formazione di gruppi d’interesse sopra i problemi più sentiti. Questo certo non basta  per spiegare come dovrebbe essere una cosa che ancora non c’è, servirà un’esperienza di successo e la convinzione che si possa arrivare ad ottenerla.

Intanto questi splendidi boschi di pino, ordinati come scaglie di ramarro, sono tutte piantagioni private, coltivate per colline, colline e colline, tutte in proprietà a grandi aziende per lo sfruttamento forestale. Tutto è recintato con alambre de pùa, filo spinato: Pinus Radiata (originario della California) verrà usato per farne carta e l'Eucaliptus australiano per lo più per farne legna da ardere. Periodicamente, a seconda dello stadio di crescita, le colline vengono completamente “rasate”; restando nude come il mio cranio, in attesa che i loro proprietari reimpiantino loro un nuovo bosco artificiale, un’altra scenografia da mietere.
Qui erano boschi unici al mondo, con alberi che rivaleggiavano legittimamente tra loro per crescere. Poi i proprietari hanno piantato ovunque pini e eucalipti. Legalmente oramai questa terra è loro. Noi ci aggiriamo tra gli interstizi delle loro immense proprietà per vedere come fa l’orto chi non ha nemmeno più la terra per farlo.
Il miele di chi pianta qualche albero del bosco originario però è molto più buono. Se la pratica si diffondesse sarebbe una controtendenza preziosa.





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Solo per ricordarmi di continuare a darmi da fare.
Solo per ricordarmi di continuare a darmi da fare.
 



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