La Costruzione

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“Allì murieron muchos indios – decìa fray Toribio de Benavente –, y tardaron muchos años hasta los arrancar de cepa, de los quales salìo infinidad de piedra”. Con ella hicieron los señores aquellas casas que excitaban en 1554 la admiraciòn de Cervantes de Salazar: las de la calle Tacuba de las que decìa uno de los personajes de sus Diàlogos: “ Todas son magnìficas y hechas a gran costa, como corresponde a vecinos tan nobles y opulentos. Segùn su solidez, cualquiera dirìa que no eran casas sino fortalezas”. Y de todas las que màs parecìan un verdadero castillo eran llamadas “casas de Cortés” – “que no es palacio sino ciudad” – emplazadas frente a la plaza Mayor”
José Luis Romero, "Latinoamérica las Ciudades y las Ideas"




La Costruzione non è unica ma è una per ognuno e tutti devono adoperarsi insieme per la sua edificazione. La pluralità è cifra dell’immanenza, lo spirito è unico.

Gli uomini e le donne si siedono in circolo nella sede della giunta dei vicini, rispettosi della volontà degli anziani.
Sanno che da noi, che siamo stranieri, possono aspettarsi l’impulso all’avvio della grande Costruzione. Senza fretta, insieme, giungiamo alla definizione dell’oggetto del desiderio.
Tra i boschi, tra i prati, i campi, i greggi e gli orti, ogni concilio si sussegue in un tempo che pare unico, il tempo della decisione e dello scambio negoziale; così insieme ci prepariamo alla Costruzione.
Ci riuniamo attorno al braciere ardente, gli occhi di tutti sono accesi sul progetto necessario, questi uomini e donne stanno decidendo come cambiare il paesaggio che gli è familiare. Voci più forti s’impongono tra i presenti ma non meno importanti saranno per noi i sussurri e i pensieri, nostro il compito e l’onore di raccogliere l’approssimarsi dell’azione, il ribollire della parola che si fa frase, del desiderio che si fa risoluzione.
Si decide così il peso e la misura dei chiodi di dritto ferro, le vaste lame di zinco e i solidi tronchi, perni di legno, che faranno da caviglia e ginocchio alla Costruzione.
Le rughe della lavoratrice si assiepano sugli occhi concentrati e socchiusi, sognanti la Costruzione. Pensa e parla: “Più di 30, 40, 50 vite ospiterà e moltiplicherà ancora e ancora la Costruzione, ancora…”.
Tutti ammirano il disegno ipotetico che attende di farsi realtà, ma il dubbio serpeggia tra gli incerti: “Si potrà davvero innalzare? Davvero verrà il giorno in cui con la mano seguiremo i possenti angoli, le taglienti coperture, le traforate pareti?”


Dunque si organizza così il lavoro della società della collina, la costruzione non è unica ma è una per ognuno e tutti devono adoperarsi insieme per la sua edificazione. La pluralità è cifra dell’immanenza, ma lo spirito è unico e questo il popolo lo sa.
L’impegno sarà totale, sanno che tutto dipende da questo, perciò firmiamo con serietà il Patto dell’Alleanza prima di tornare tutti, a sera nei nostri rifugi.
Arriva il giorno della promessa, d’oltrefiume ricchi materiali e manifatture portiamo per unirli a quelli che gli stessi popoli della collina procurarono di ottenere, e il giorno prefissato ci si riunisce solennemente per dare inizio al lavoro.
Forza di braccia e maschi strumenti metallici per dominare le pendenze, per appianare il suolo, fori profondi scavati come sede per il piede di robusti tronchi di conifera o di profumato eucalipto.
Numerosi uomini sono necessari per collocare a perpendicolo le assi portanti della Costruzione, affinchè le pareti conseguano assetto parallelo, affinchè le coperture inclinate a regola d’arte possano persuadere l’acqua a scorrere quando il Cielo tornerà in pioggia, affinchè il metallo traforato regolarmente delle tre pareti a vista risulti brillante al sole e permetta giusta aereazione. Tutto questo calcolato con saggezza dal mortale che vuole ottenere il risultato grato agli dei.
Si ode il nobile legno cedere al taglio retto delle seghe, il battito di ritmati martelli, la direzione dei lavori in differenti idiomi, la cortesia sottintesa ad una scelta comune.

  (Gli animali intanto ruminano o cercano alimento non intendendo l’opera dell’uomo, indifferenti testimoni della Storia, estranei ad essa esattamente come al tempo in cui assistettero all’innalzamento delle grandi Piramidi, alla persecuzione dei cristiani, alla spoliazione del Partenone, al naufragio di grandi navi cariche di tesori e immemori persino dell’arca che li salvò.
Ma alla fine la Costruzione sarà riconosciuta anche da loro. Perché questo è destino.)

Gli uomini di questo versante Pacifico della cordigliera avranno così una cosa in più da amministrare, un evento in più da ricordare e un argomento in più in cui perfezionarsi.
Già salvi per non stare nel verso vincente della moneta, che riflette il volto di Giuda; avranno, cosa nuova, grazie ad un aiuto esterno qualcosa che hanno voluto e fatto loro.



Simona alla firma del 'contratto' con il gruppo gallinero di Colėn de Limavėda.
Simona alla firma del 'contratto' con il gruppo gallinero di Colėn de Limavėda.




Il gallinero sul Mataquito di dona Cecilia.
Il gallinero sul Mataquito di dona Cecilia.


Quello di dona Violeta; lo guardano don Romualdo, Jocelyn e don Rufino.
Quello di dona Violeta; lo guardano don Romualdo, Jocelyn e don Rufino.


Don Carlos con il suo gallinero integrato al porcile.
Don Carlos con il suo gallinero integrato al porcile.

Il gallinero 'corazzato' di don Alfonso.
Il gallinero 'corazzato' di don Alfonso.


E siamo solo all'inizio.



Stefano in un attimo di sconforto.
Stefano in un attimo di sconforto.


Don Rufino che prepara la cena.
Don Rufino che prepara la cena.


Dona Beatriz con la piccola Scarlett.
Dona Beatriz con la piccola Scarlett.



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