Il Terremoto del Chile a Curic̣
In plaza de armas cade il palazzo della Prensa, il quotidiano di Curic̣.
Per le strade cadono tutte le case in adobe, quasi tutte basse e popolari.
Sabato 27 febbraio alle tre e mezza circa il letto comincia a muoversi. Fatichiamo a raggiungere la porta come alzandosi ubriachi dal sonno e senza aver bevuto. Si sentono i mobili spostarsi nel buio, usciamo dalla porta principale. Il cancello si spalanca tremolando mentre la gatta miagola. Si resta il resto della notte come scampati sotto la croce del sud.
Due minuti di terremoto 8.5 e la casa resta incolume. Non si può dire lo stesso per la città, ne per il Chile. Il bilancio dei morti sfiora i mille ed è ancora incerto.
Noi restiamo senza candele ne torce ne acqua ne luce ne credito ne batteria sul telefono. La mattina usciamo in città tra le macerie per provare a chiamare ma ogni sistema è interrotto. Ci si rende conto presto dei danni a Curicò.
Come è detto nel Timeo, la terra è vivente e dorme, e stanotte nel sogno ha avuto un brivido lungo la spina dorsale del Chile.
Restiamo isolati e aspettiamo, le scosse di assestamento tutt’altro che trascurabili, continuano tutto il giorno di sabato e la casa continua a tenere.
Simona tra le rovine.
Quel che resta della chiesa di S.Francisco.
Curicò, ieri intera è oggi disastrata, rivela paesaggi inediti, edifici che vomitano, strade piene di sassi, una nuova circolazione provvisoria. La chiesa di San Francisco, una delle più belle e antiche del Maule è rimasta a metà tra l’incavo di una gabbia-torace di balena e un grande carapace di testuggine.
Le case più vecchie in fango, legno e paglia sono tutte sgretolate, erano le case coloniali e quelle dei più poveri, emanano ancora dalla polvere dei muri un odore di birra e urina; sanno ancora di vita morente. La città di ieri non c’è più, non c’è alcuna allegria, molte persone sono morte nei crolli e molte sono scomparse. Ovunque è attività di ricerca e di trasloco. Alcune famiglie stanno sedute all’aperto a guardare lo spaccato della propria casa. Accendono fuochi con i legni stessi sotto cui hanno abitato.
Anche l’alameda è piena di tende da campeggio.
Improvvisamente l’umanità si divide in chi ha ancora e in chi non ha più un tetto. O almeno questa divisione, qui e ora, è più evidente.
Andiamo in bici a trovare tutti quelli che conosciamo a Curicò e facciamo il giro del centro disastrato. Varie scosse si susseguono in questa splendida giornata di sole senza allegria.
Una delle tante case sezionate.
Anche domenica c’è una nuova scossa intensa, ma molto più breve, durante la mattinata. Sorprende quanto possa essere rapido l’impeto. Per un po’ ritorna l’acqua ma non la luce. I vicini parlano tra loro per la prima volta e ascoltano e commentano una radio a pile.
Un mucchio di gente si ammassa fuori dal municipio in ciò che resta di plaza de armas, il comune mette a disposizione della cittadinanza delle prese per caricare i cellulari. Portando una ciabatta è facile accedere e condividere. Il sole ci spacca mentre aspettiamo che l’aggeggio abbeveri la batteria.
(Perché la concentrazione in Dio mi abbandona proprio ora? Ora che la distruzione mi è tanto vicina. Pensavo di essere io più vicino, che la mia fede si accrescesse. Se morissi ora invece il mio spirito sarebbe ancora così freddo da non saper dire cosa vede e sente, così freddo che dovrebbero gettarmi come un fiammifero bagnato)
Condividere l’umanità nei momenti di crisi può equivalere a scoprirsi bestie. Anarchicamente dominati e dominabili. C’è qualcosa di comune in tutti i viventi che stanno ammontonati puzzolenti nervosi e ingombranti. L’immagine è quella delle chiocciole messe a purgare. C’è qualcosa davvero nel nostro pellegrinaggio, nello stare in tanti e tutti assieme, del purgatorio. Il luogo dell’umanità, perdente e ritrovante, è il purgatorio. Il cataclisma come l’apocalisse ci perde e ci ritrova.
La mia ottica di fiducia..
Uno sguardo sul naufragio.
Da qualche ora vengono consegnati porta a porta nelle regioni di Maule e Bio-bío gli aiuti inviati dal governo a sostegno delle popolazioni colpite lo scorso Sabato da un terremoto che ha causato finora 796 vittime accertate. Con 22 voli partiti dall’aeroporto di Santiago, 2000 tonnellate di acqua potabile, latte, riso e altri beni indispensabili hanno raggiunto le regioni disastrate. Gli aiuti sono stati presi in carico da protezione civile, Croce Rossa ed esercito che si sono incaricati della distribuzione. Esperti e funzionari del ministero delle Opere pubbliche hanno contemporaneamente visitato infrastrutture e edifici privati per una valutazione dei danni e per la creazione di un apposito registro che servirà ai fini della ricostruzione. Secondo dichiarazioni del ministro delle Opere pubbliche, Sergio Bitar, l’intero sistema stradale del paese è stato ripristinato e nessuna località è più isolata. Un fatto che dovrebbe consentire di accelerare la distribuzione degli aiuti per i quali si stanno utilizzando anche elicotteri. A facilitare i soccorsi, secondo il governo è stata anche la decisione di estendere il coprifuoco nelle province di Concepción e Arauco dove nei giorni scorsi erano avvenuti molti episodi di saccheggio con l’esercito costretto a dirottare parte dei suoi sforzi nella prevenzione di problemi di ordine pubblico. Sul fronte politico proseguono infine le polemiche su un mancato allarme maremoto: è stato in particolare l’esercito ad accusare l’Ufficio nazionale per le emergenze del ministero dell’Interno (Onemi) di aver sottovalutato informazioni fornite dal Servizio idrografico oceanografico (Shoa), che avrebbero potuto consentire di salvare vite umane.[GB]
Da Misna 3 marzo 2010
Una delle belle case 'antiche' di Curic̣.
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