LUGLIO '10

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“Rari nantes in gurgite vasto”
Virgilio, Eneide, I, 118

"Sin embargo, tan profunda es nuestra ignorancia y tan grande nuestra presunciòn, que nos maravillamos cuando oìmos hablar de la extinciòn de un ser orgànico, y, como no sabemos la causa, invocamos cataclismos para desolar el mundo o inventamos leyes sobre la duraciòn de las estructuras vivientes!"

Charles Darwin, El Origen de las Especies.




   Vive con le due sorelle inferme, in casa sembrano tre magre gatte anziane che cercano il calore della stufa.
Doña Efigenia è persona gentile, posata e sorridente. Per me è sempre un piacere andare a salutarla passando per Colìn. 
Quello che a lei più piace al mondo è di veder crescere il proprio gregge: quante pecore ha, dove pascolano, quanti agnelli le nascono e come stanno, sono sempre la prime cose di cui m'informa quando c'incontriamo. Il gregge è da sempre parte del suo organismo.
Anche se doña Efigenia ha tutta la forza e l'abitudine di vivere in quest'angolo della cordigliera interna della costa, i mesi invernali di luglio e agosto restano difficili da superare per lei come per tutti.
E' tra le più anziane nel nostro progetto ma non è meno vispa delle più giovani quando si tratta di voler imparare cose nuove, come vaccinare le pecore o d'imprendere in semplici miglioramenti per l'orto.
Ci è stata molto grata ad esempio per il semplicissimo sistema (veramente illichiano) di raccolta d'acqua piovana che abbiamo montato sugli spioventi del tetto della sua casa. Una doppia gronda che canalizza l'acqua in due bidoni di plastica di circa 200 litri. In questo modo ora che piove, può accumulare e conservare una sufficiente quantità d'acqua per i mesi di siccità, quando l'orto ha più sete. Speriamo che vedendolo in funzione, nuove altre famiglie in zona adottino questo sistema. Avere acqua quando manca, da queste parti non è poco.

    Dopo la visita di Edgar e Nives tentiamo di reimpostare il lavoro di squadra secondo i criteri concordati. Abbiamo perciò redatto una "carta di navigazione" d'indirizzo metodologico. Bisogna però sempre vigilarsi perchè quegli orientamenti siano rispettati, basta infatti pochissimo perchè le vecchie abitudini e i vizi di cattiva pratica vengano riassunti..
Cercare di mantenere viva la tensione essenziale di un gruppo o di un'équipe è lo scopo di coloro che intendono facilitarne i processi di cambiamento. Ma naturalmente di tutto questo si tratterà altrove.

Don Tullio a El Cobre che guarda la sua casa da poco bruciata.
Don Tullio a El Cobre che guarda la sua casa da poco bruciata.





La gente di Barba Rubia nel giorno della formazione pratica sulla potatura. Qui, ignaro, un grande pero.
La gente di Barba Rubia nel giorno della formazione pratica sulla potatura. Qui, ignaro, un grande pero.


   L’arte di potare, ovvero di rendere più produttivi in frutta gli alberi, l’ha inventata il bipede metafisico, al fine di migliorare la produzione.
Altrimenti gli alberi crescerebbero secondo i loro piani. Quando tornano selvatici infatti perdono la misura del frutto buono per l’uomo. Ritornano allora a misura d’uccello e rimettono i rami e i frutti fuori portata della mano.
Potare è quindi domare la natura dei rami secondo cultura, che è la nostra natura piccola.

Il lavoro sui rami, per piegarli, correggerli ed adattarli alla forma della mano a coppa, viene dunque appreso dai nostri campesinos. Come la cosa funzioni è stupefacente. Il principio della potatura  è che all'albero arrivi la maggior quantità di luce possibile ed ogni taglio viene orientato a questo. Affinchè cioè vi sia massimo equilibrio tra parte vegetativa e parte produttiva, affinchè si abbia la maggior comodità possibile di raccolta e un'omogenea distribuzione dei frutti.
Una tecnica sapiente modifica forma e struttura della pianta, utilizzando un'accurata ortopedia per appoggio e per guida.

Ma un  frutto non è solo ciò che l'albero fa a misura di bocca umana.
Chissà se l’albero si conosce davvero dai suoi frutti e viceversa.

Nell’episodio del fico maledetto, unica nota darwiniana del vangelo, Cristo maledice l’albero che non da frutto (fuori stagione per altro!) per rendere più divinamente umana la sua umana divinità.

E' un passo sempre oscuro per me, che amo tutti gli alberi storti e che non danno frutto: il pesco che punta dritto al cielo e che si dimentica di essere albero “da frutto”, il melo che riempie di rami la sua coppa e che fa frutti piccoli piccoli per piccoli uccelli.
Anch’io infatti mi sento così, e non credo sia la mia parte peggiore quella che semplicemente non serve ai miei simili. Non credo sia questo il mio vero spreco.


Un cometocino patagonico (Phrygilus patagonicus) s'un melo di Barba Rubia.
Un cometocino patagonico (Phrygilus patagonicus) s'un melo di Barba Rubia.



   La salute (di un mondo, di un organismo o di un organo) è una sola, le infermità sono infinite. Questo vale anche per il punto di equilibrio che è sempre uno.
La trottola sta in piedi in un punto, infiniti sono i punti da cui può perdere l’equilibrio. Però prima di cadere e di fermarsi, una trottola può girare a lungo ubriacata.
Ad emblema di questa fine, destino d’ogni precario equilibrio, anche la terra gira.

Quando si parla della precarietà degli equilibri naturali e della scomparsa d'interi ecosistemi, specie di quelli ad alta biodiversità, spesso si sente dire con rammarico, da parte della comunità scientifica, che si stanno estinguendo molte specie prima ancora di essere state scoperte e classificate.
Come se scoprire una specie prima che s’estingua significhi salvarla, come se classificarla significasse includerla nella foto di famiglia come da sempre amata.
Come se gli avi non fotografati non fossero esistiti, o peggio, non fossero stati amati.

Sapere che il numero dovrebbe essere un'altro, questo, non mi consolerebbe delle perdite.
Debole idea di conservazione quella dei catalogatori; che sa di spillone da farfalle, che più che di vita sa di “valorizzazione”.
Voglio che il detto : “Non un solo capello vi sarà tolto” valga - oltre che per il mio cranio calvo - anche per tutte le specie e per tutti gli individui che hanno vissuto. Che invariabilmente tutti gli estinti risorgano e trovino posto nel Giorno.

Che tutti siano i chiamati, tutti gli eletti.






Uno dei quiques (Galictis Cuja) dello zoo di Santiago.
Uno dei quiques (Galictis Cuja) dello zoo di Santiago.
   QUIQUE

   Al quique el Abate Juan Ignacio Molina le dio el nombre de Galictis cuja en 1782. Su cuerpo es alargado, su cola y patas cortas. Su coloración es amarilla o gris mezclada con negro. Su parte inferior, patas y nariz es de color negro. Tiene una franja blanca que atravieza la cabeza y el cuello.

Se distribuye entre el mar y los tres ochocientos metros en Chile, Argentina, Brasil, Paraguay, Uruguay, Bolivia y Perú. En Chile se le encuentra en la provincia de Tarapacá y desde Coquimbo a Magallanes. Su hábitat son las zonas de matorral, sabana, bosque y cordillera, e incluso el desierto. Prefiere lugares rocosos, con quebradas cubiertas de arbustos o cercanas a cursos de agua, bosques nativos y zonas despobladas.

Sus hábitos son nocturnos. Son muy agresivos a la vez que facilmente domesticables. Es un cavador que puede construir galerías subterráneas de cuatros metros. Los científicos creen que el quique es monogamo, su período de gestación duraría dos meses y sus camadas reunirían entre dos y cinco cachorros. Se alimenta de roedores, conejos, liebres, ranas, culebras y lagartijas. Aves como perdices, codornices, queltehues y becasinas también forman parte de su dieta. Ocasionalmente mata gallinas. Su estado de conservación es clasificado con datos insuficientes en la II y III regiones y como vulnerable en el resto del territorio chileno. (dibam)






Cosė come ho creduto poi di aver visto quest'animale quel mattino l'ho disegnato.
Cosė come ho creduto poi di aver visto quest'animale quel mattino l'ho disegnato.
   Ho visto distintamente a lato della strada agitarsi un animale scuro con una banda bianca all'altezza degli occhi. E' stato soltanto il tempo di tre fotogrammi ma era il mio primo quique libero. Fu inutile frenare e andarlo a cercare ancora sul bordo della strada, era ormai già fuori portata della più lunga tra le code degli occhi.
L'impressione di quell'incontro fu tuttavia tanto forte da spingermi a ricercarlo nuovamente allo zoo di Santiago. Là, tra centinaia di bambini l'ho osservato per un'ora circa, incantato.


Il cervo pių piccolo al mondo, il Pudų chileno (Pudu puda) dello zoo di Santiago.
Il cervo pių piccolo al mondo, il Pudų chileno (Pudu puda) dello zoo di Santiago.







Circolo effimero e non produttivo di legno, tra campo e bosco nativo chileno.
Circolo effimero e non produttivo di legno, tra campo e bosco nativo chileno.

   L'Italia è terra del Malfattore poetico. Lo si vede nitidissimamente già in Pompei da dove le maschere greco-romane iniziano l’itinerario verso le maschere italiane della commedia dell’arte. Arlecchino e Pulcinella sono Malfattori Poetici. Nasce da qui l’altrimenti inspiegabile, senza ragioni marionettistiche, furberia italiana. Dove evidentissimamente si passa dalle maschere ai politici, dalle maschere al nostro popolo che si lamenta come gli arrabbiati dello Stige.
Ogni italiano è un malpoetico fattore.













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