SETTEMBRE'10
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"Lo decisivo es que el cambio de conciencia de ninguna manera puede ser forzado. (...)
Defiendo el derecho a cometer errores, el derecho a cambiar de opiniòn, y el derecho a abandonar la sala en cualquier momento. (...)
De ningùn modo tengo la intenciòn de seducir o convencer manipulativamente. (...)
la manipulaciòn significa utilizar la relaciòn con otro de una manera que le sugiere que lo que sucede en cada momento le sirve o tiene ventajas para él. Pero en realidad son las actividades resultantes del manipulado, las que benefician al manipulador. Por lo tanto, en el fondo, manipular significa engañar"
Nella località de El Llano don Renè e don Antonio sono rispettivamente il presidente e il segretario della junta de vecinos. Sono membri importanti della comunità, sono quelli che si chiamano lideres o capatazes. Tengono entrambi le chiavi della sede sociale.
La nostra visione mira al liderazgo compartido e a far si che anche gli altri membri della comunità, più lontani anche solo dal condividere opinioni o ad essere ascoltati, assumano responsabilità e decisioni. Si capisce però chiaramente quanto sia difficile allentare i lacci di una leadership ben stagionata e indiscussa.
La gente della comunità chiama don Renè alle spalle "chueco lloron" e don Antonio "viejo pesado", però mai nessuno si azzarda a chiedergli la chiave della sede quando c'è una riunione che non coinvolga anche loro.
Le persone temono che possano insinuare che chi chiede la chiave poi se ne approfitti, o di rimanere incolpate se sparisce qualcosa. La chiave diventa così un'entità astratta della sfiducia. Il timore di sporcarsi le mani e della calunnia sono infatti molto forti nelle piccole località rurali come questa, dove tutti si conoscono, dove la fama è un battito di ciglia ed è pericoloso e facile essere definiti per sempre con nomignoli infamanti, nati dall'errore di un giorno, da una caratteristica o semplicemente da un equivoco.
Le persone si collocano così al di sotto della linea del bene comune e della responsabilità condivisa, per paura di commettere errori per i quali possano essere conseguentemente accusate o criticate. Perciò, per non mettersi in difficoltà preferiscono che sia qualcuno di esterno alla comunità, come noi, che s'incarichi della chiave. Preferiscono rimanere nell'abbandono apparentemente salvifico del non avere nuovi compiti da sobbarcarsi, per piccoli che siano.
Questa situazione però, nonostante sia comune, qui è anche troppo viziosa, comoda e circolare: la stessa gente che si lamenta di non essere presa in considerazione lascia tutto in mano ai dirigenti, senza prendersi nemmeno l'onere del controllo. Finisce così che il capataz impara a stare in equilibrio sulle maldicenze e che i maldicenti restino irretiti e colpevoli.
La situazione è variamente sperimentata ed emblematica in qualunque possibile stazione del potere. In equilibrio tra azzardo e legittimazione, con il tempo una stessa guida diventa l'incarnazione stessa del potere e se lo tiene stretto, sia questo rappresentato dalle chiavi di una sede sociale, di una cassaforte, di una città, di uno stato o di un paradiso.
E' la mia seconda prima primavera lungo il Mataquito. Come l'altr'anno, senza tradire scalderà il sole, nasceranno i miei germogli, usciranno gli animali.
"Quelle délicieuse journée ! Mais le terme délicieux est bien trop faible pour exprimer les sentiments d’un naturaliste qui, pour la première fois, erre dans une forêt brésilienne. L’élégance des herbes, la nouveauté des plantes parasites, la beauté des fleurs, le vert éblouissant du feuillage, mais pardessus tout la vigueur et l’éclat général de la végétation, me remplissent d’admiration. Un étrange mélange de bruit et de silence règne dans toutes les parties couvertes du bois. Les insectes font un tel bruit, qu’on peut les entendre du vaisseau qui a jeté l’ancre à plusieurs centaines de mètres de la côte ; cependant, à l’intérieur de la forêt, il semble régner un silence universel. Quiconque aime l’histoire naturelle éprouve en un jour comme celui-là un plaisir, une joie plus intense qu’il ne peut espérer en éprouver à nouveau."
Rinchiusa un'Arpia nello zoo di Salvador de Bahia. Enea e Dante stessi, che conobbero Celeno, sarebbero rimasti colpiti da questi ARTIGLI. Immagino che il primissimo europeo che la vide e la riconobbe nella selva, subito le abbia reso il suo nome. Chi potrà dire allora che la mitologia non è vera. L'arpia è ancora qui, la vedo. Un giorno un mortale, in qualche pianeta sconosciuto scoprirà che il minotauro vive.
Tutti hanno già ragione, ogni incontro avrà luogo e le cose immaginate saranno non soltanto reali ma presenti, è solo questione di tempo e qualcuno lo accerterà.
Il rischio è che intanto quest'Arpia si estingua.
Ora si ritorna, non a casa, in Italia, ma quaggiù in Cile, che ancora sta smaltendo la sbornia del suo bicentenario. E mentre il paesaggio delle Ande scorre maestoso dai finestrini, i pensieri tessono e ricamano.
La speranza del prossimo futuro sempre getta luce anche all'indietro e lumeggia d'affetto persino i disastri.
Perchè correre e arrivare di buon ora a un altro posto in cui aspettare? Questo ancora mi commuove come un dubbio senile appreso nella più tenera età.
Oggi lampeggia la coscienza di essere abitato da un destino. Soffio su tutte le ceneri e i tizzoni di felicità ardono. Quando mi sento felice mi sembra che basti così poco per esserlo; e invece è sempre e solo un raro stato di grazia. E' raro ma non è detto che debba essere un anelito deluso.
Forse la pietra che porto nell'occhio sinistro (che anche ora farà male, ma non la sento) è una perla inalveolata nella mia scatola nera.
La porto con me per il Giorno, l'apriremo quando saremo arrivati.
Immagini sempre siate le benvenute, mentivo quando dicevo che non vi volevo bene.
Defiendo el derecho a cometer errores, el derecho a cambiar de opiniòn, y el derecho a abandonar la sala en cualquier momento. (...)
De ningùn modo tengo la intenciòn de seducir o convencer manipulativamente. (...)
la manipulaciòn significa utilizar la relaciòn con otro de una manera que le sugiere que lo que sucede en cada momento le sirve o tiene ventajas para él. Pero en realidad son las actividades resultantes del manipulado, las que benefician al manipulador. Por lo tanto, en el fondo, manipular significa engañar"
Humberto Maturana, Del ser al hacer.
Don Antonio.
La nostra visione mira al liderazgo compartido e a far si che anche gli altri membri della comunità, più lontani anche solo dal condividere opinioni o ad essere ascoltati, assumano responsabilità e decisioni. Si capisce però chiaramente quanto sia difficile allentare i lacci di una leadership ben stagionata e indiscussa.
La gente della comunità chiama don Renè alle spalle "chueco lloron" e don Antonio "viejo pesado", però mai nessuno si azzarda a chiedergli la chiave della sede quando c'è una riunione che non coinvolga anche loro.
Le persone temono che possano insinuare che chi chiede la chiave poi se ne approfitti, o di rimanere incolpate se sparisce qualcosa. La chiave diventa così un'entità astratta della sfiducia. Il timore di sporcarsi le mani e della calunnia sono infatti molto forti nelle piccole località rurali come questa, dove tutti si conoscono, dove la fama è un battito di ciglia ed è pericoloso e facile essere definiti per sempre con nomignoli infamanti, nati dall'errore di un giorno, da una caratteristica o semplicemente da un equivoco.
Le persone si collocano così al di sotto della linea del bene comune e della responsabilità condivisa, per paura di commettere errori per i quali possano essere conseguentemente accusate o criticate. Perciò, per non mettersi in difficoltà preferiscono che sia qualcuno di esterno alla comunità, come noi, che s'incarichi della chiave. Preferiscono rimanere nell'abbandono apparentemente salvifico del non avere nuovi compiti da sobbarcarsi, per piccoli che siano.
Questa situazione però, nonostante sia comune, qui è anche troppo viziosa, comoda e circolare: la stessa gente che si lamenta di non essere presa in considerazione lascia tutto in mano ai dirigenti, senza prendersi nemmeno l'onere del controllo. Finisce così che il capataz impara a stare in equilibrio sulle maldicenze e che i maldicenti restino irretiti e colpevoli.
La situazione è variamente sperimentata ed emblematica in qualunque possibile stazione del potere. In equilibrio tra azzardo e legittimazione, con il tempo una stessa guida diventa l'incarnazione stessa del potere e se lo tiene stretto, sia questo rappresentato dalle chiavi di una sede sociale, di una cassaforte, di una città, di uno stato o di un paradiso.
Don Renè.
Lungo la strada è una povera culebra de cola larga (Philodryas chamissonis). Una delle due sole specie diffuse in Chile, che quindi, purtroppo, non è paese di serpenti.
Una Loica (Sturnella loyca), con lei anche il Chile ha il suo pettirosso, il suo bel passero sanguinante.
In un ancora verdissimo sfondo di settembre.
E' la mia seconda prima primavera lungo il Mataquito. Come l'altr'anno, senza tradire scalderà il sole, nasceranno i miei germogli, usciranno gli animali.
"Quelle délicieuse journée ! Mais le terme délicieux est bien trop faible pour exprimer les sentiments d’un naturaliste qui, pour la première fois, erre dans une forêt brésilienne. L’élégance des herbes, la nouveauté des plantes parasites, la beauté des fleurs, le vert éblouissant du feuillage, mais pardessus tout la vigueur et l’éclat général de la végétation, me remplissent d’admiration. Un étrange mélange de bruit et de silence règne dans toutes les parties couvertes du bois. Les insectes font un tel bruit, qu’on peut les entendre du vaisseau qui a jeté l’ancre à plusieurs centaines de mètres de la côte ; cependant, à l’intérieur de la forêt, il semble régner un silence universel. Quiconque aime l’histoire naturelle éprouve en un jour comme celui-là un plaisir, une joie plus intense qu’il ne peut espérer en éprouver à nouveau."
Charles Darwin, Voyage d’un naturaliste autour du monde
Rinchiusa un'Arpia nello zoo di Salvador de Bahia. Enea e Dante stessi, che conobbero Celeno, sarebbero rimasti colpiti da questi ARTIGLI. Immagino che il primissimo europeo che la vide e la riconobbe nella selva, subito le abbia reso il suo nome. Chi potrà dire allora che la mitologia non è vera. L'arpia è ancora qui, la vedo. Un giorno un mortale, in qualche pianeta sconosciuto scoprirà che il minotauro vive.
Tutti hanno già ragione, ogni incontro avrà luogo e le cose immaginate saranno non soltanto reali ma presenti, è solo questione di tempo e qualcuno lo accerterà.
Il rischio è che intanto quest'Arpia si estingua.
Le arpie i mortali le avevano immaginate molto prima che Harpia harpyja, l'aquila più grande, venisse scoperta. Ma lei tra le foreste d'America era già pronta ad incarnare il nome che oltreoceano i futuri conquistatori le avevano preparato.
La speranza del prossimo futuro sempre getta luce anche all'indietro e lumeggia d'affetto persino i disastri.
Perchè correre e arrivare di buon ora a un altro posto in cui aspettare? Questo ancora mi commuove come un dubbio senile appreso nella più tenera età.
Oggi lampeggia la coscienza di essere abitato da un destino. Soffio su tutte le ceneri e i tizzoni di felicità ardono. Quando mi sento felice mi sembra che basti così poco per esserlo; e invece è sempre e solo un raro stato di grazia. E' raro ma non è detto che debba essere un anelito deluso.
Forse la pietra che porto nell'occhio sinistro (che anche ora farà male, ma non la sento) è una perla inalveolata nella mia scatola nera.
La porto con me per il Giorno, l'apriremo quando saremo arrivati.
Gli Uistitì che abitavano nella bouganville mi mancheranno tutte le mattine che non li vedrò dal balcone. Comunque sarò stato il primo umano che questi cuccioli avranno guardato.
Foto di famiglia a Salvador de Bahia: Simona, donha Eva, Candida, don Geraldo, Paulinho, Lusinete, Marco.
Immagini sempre siate le benvenute, mentivo quando dicevo che non vi volevo bene.
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