Amazzonia delle mie brame
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Eccomi in un sacro silenzio di foresta.
Di foresta pluviale primaria. Qui è esattamente essere dove volevo essere, benchè io mi senta la nota stonata di questo silenzio.
Va bene così, almeno così riesco a sentirmi, ad ascoltarmi, a stare dentro a questo grande mio silenziosissimo orecchio.
E' il giro turistico previsto, per i soldi concordati, ma la giostra è straordinaria, quella che aspettavo da una vita.
Essere turista è triste solo se si rischia di condividere visioni a caso, non se si è guidati da una propria sensibilità. Così almeno mi consolo di essere solo un turista qui e non un uomo della giungla.
Dall'apertura del fiume enorme ancora pieno di uomini, al fiume enorme e quasi senza uomini (magra rete di tre pescatori), all'assenza totale di uomini dei rami secondari, alla foresta allagata.
Due delfini grigi di fiume nuotano tra gli alberi.
Pagaiamo fino a notte quando il signor Jacaré ci fa vedere come si localizzano i caimani e si catturano. Vedo anch'io i loro occhi brillare nel buio delle acque negre. Mi mette in mano un piccolo omonimo jacaré, ha una zampa ferita, lo liberiamo così.
La luna disegna la foresta e il suo riflesso nell'acqua mossa dalla canoa è quasi ipnotico nella notte luminosa.
Sull'amaca il risveglio nell'alba fresca. Il sole appare lentamente dagli intrichi. Sento e vedo volare sopra gli alberi un tucano. Un enorme vespa nero-blu si aggira tra i resti della nostra cena.
Le guide ci mostrano la vegetazione e ne descrivono gli usi umani e le curiosità: l'albero dal succo energizzante, la liana che contiene l'acqua, la palma che si mangia, quella con cui si fanno aste drittissime, le piante che curano la malaria, quelle per l'ulcera, quelle per la tisi.. le foglie a forma di bicchiere, quelle che servono per fare i tetti, le liane per le scope, le spine per cerbottana, l'albero dell'incenso profumato, l'albero dell'incenso profumatissimo, la palma camminante, il fico strangolatore.
Vediamo ancora le farfalle morpho nella giungla risplendere.
Facciamo il bagno nelle acque fresche, il sapone attira tutti caracidi d'acquario che conosco.
Il rumore delle seghe elettriche mi perseguita non appena ci avviciniamo ai villaggi.
A sao Thomé incontro un serpente lungo e bellissimo al crepuscolo. Era color anaconda e gonfiava tutta la testa per minacciare, come un cobra. Scappava dal villaggio verso il fiume, seguito a distanza da una torma di uomini e di ragazzini. L'ho seguito con il contenitore dell'acqua per accompagnarlo incolume alla sponda.
Il solito turista, avranno detto, che non uccide i serpenti, che non sa quanto sono pericolosi. "Non era velenoso" gli dico; "no, era velenoso - rispondono - come tutti i serpenti", così anche se credo di aver fatto bene mi sento in colpa.
Rambo, la guida-capo della spedizione, è un pazzo che parla di se stesso alla terza persona, è un ex-militare che dice di conoscere tutte le tecniche di guerriglia. Gli piace uccidere e gli piace farlo vedere, è abilissimo a costruire cose con le piante e col machete, soprattutto armi ma anche ripari per la notte. Dalla canoa uccide due pesci e una strana razza con la fiocina, se avesse incontrato un'anaconda l'avrebbe uccisa, però del "mio" serpente ha avuto paura.
Anche Elmo, la nostra guida, sorride di lui e ci porta altrove.
Molti fuochi visti dal cielo e lungo le sponde. Lo chiamano 'pulire'. Troppa igiene in amazzonia.
Da vari anni un sogno ricorrente è quello della foresta che brucia, la foresta in fiamme.
E anche quello del bosco che piange.
"Per quanto viaggiamo in tutto il mondo per trovare ciò che è bello, dobbiamo portarlo con noi oppure non lo troveremo."
Ralph Waldo Emerson, in qualche luogo.
Eccomi in un sacro silenzio di foresta.
Di foresta pluviale primaria. Qui è esattamente essere dove volevo essere, benchè io mi senta la nota stonata di questo silenzio.
Va bene così, almeno così riesco a sentirmi, ad ascoltarmi, a stare dentro a questo grande mio silenziosissimo orecchio.
E' il giro turistico previsto, per i soldi concordati, ma la giostra è straordinaria, quella che aspettavo da una vita.
Essere turista è triste solo se si rischia di condividere visioni a caso, non se si è guidati da una propria sensibilità. Così almeno mi consolo di essere solo un turista qui e non un uomo della giungla.
Dall'apertura del fiume enorme ancora pieno di uomini, al fiume enorme e quasi senza uomini (magra rete di tre pescatori), all'assenza totale di uomini dei rami secondari, alla foresta allagata.
Due delfini grigi di fiume nuotano tra gli alberi.
Pagaiamo fino a notte quando il signor Jacaré ci fa vedere come si localizzano i caimani e si catturano. Vedo anch'io i loro occhi brillare nel buio delle acque negre. Mi mette in mano un piccolo omonimo jacaré, ha una zampa ferita, lo liberiamo così.
La luna disegna la foresta e il suo riflesso nell'acqua mossa dalla canoa è quasi ipnotico nella notte luminosa.
Sull'amaca il risveglio nell'alba fresca. Il sole appare lentamente dagli intrichi. Sento e vedo volare sopra gli alberi un tucano. Un enorme vespa nero-blu si aggira tra i resti della nostra cena.
Il bradipo tridattilo (bradypus variegatus).
Un grande formicaio squamoso, casa esteticamente sospesa.
La mano di Elmo mi mostra dove ci siamo inoltrati nella foresta.
Le guide ci mostrano la vegetazione e ne descrivono gli usi umani e le curiosità: l'albero dal succo energizzante, la liana che contiene l'acqua, la palma che si mangia, quella con cui si fanno aste drittissime, le piante che curano la malaria, quelle per l'ulcera, quelle per la tisi.. le foglie a forma di bicchiere, quelle che servono per fare i tetti, le liane per le scope, le spine per cerbottana, l'albero dell'incenso profumato, l'albero dell'incenso profumatissimo, la palma camminante, il fico strangolatore.
Vediamo ancora le farfalle morpho nella giungla risplendere.
Facciamo il bagno nelle acque fresche, il sapone attira tutti caracidi d'acquario che conosco.
Il rumore delle seghe elettriche mi perseguita non appena ci avviciniamo ai villaggi.
A sao Thomé incontro un serpente lungo e bellissimo al crepuscolo. Era color anaconda e gonfiava tutta la testa per minacciare, come un cobra. Scappava dal villaggio verso il fiume, seguito a distanza da una torma di uomini e di ragazzini. L'ho seguito con il contenitore dell'acqua per accompagnarlo incolume alla sponda.
Il solito turista, avranno detto, che non uccide i serpenti, che non sa quanto sono pericolosi. "Non era velenoso" gli dico; "no, era velenoso - rispondono - come tutti i serpenti", così anche se credo di aver fatto bene mi sento in colpa.
Rambo, la guida-capo della spedizione, è un pazzo che parla di se stesso alla terza persona, è un ex-militare che dice di conoscere tutte le tecniche di guerriglia. Gli piace uccidere e gli piace farlo vedere, è abilissimo a costruire cose con le piante e col machete, soprattutto armi ma anche ripari per la notte. Dalla canoa uccide due pesci e una strana razza con la fiocina, se avesse incontrato un'anaconda l'avrebbe uccisa, però del "mio" serpente ha avuto paura.
Anche Elmo, la nostra guida, sorride di lui e ci porta altrove.
L'accampamento.
Una pitecia facciabianca (Pithecia pithecia).
Palma camminante, il tronco č sospeso su radici che tendono in direzione dell'acqua spostando cosė la pianta.
Le acque chiare che abbiamo risalito verso l'interno del Rio Negro.
Molti fuochi visti dal cielo e lungo le sponde. Lo chiamano 'pulire'. Troppa igiene in amazzonia.
Da vari anni un sogno ricorrente è quello della foresta che brucia, la foresta in fiamme.
E anche quello del bosco che piange.
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