FEBBRAIO '11
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"Los países deberían tomar medidas urgentes para prevenir la rápida degradación que está ocurriendo en el medio ambiente y la economía de los países en desarrollo y que, en general, afecta la vida de la mujer y el niño de las zonas rurales que padecen los efectos de la sequía, la desertificación y la deforestación, las hostilidades armadas, los desastres naturales, los desechos tóxicos y las consecuencias del uso de productos agroquímicos inadecuados."
L'allontanamento da attività sostenibili come l'agricoltura organica risulta essere una delle maniere in cui si concreta la condanna del mondo.
Non so se fare un orto secondo le regole di queste buone pratiche possa essere una salvezza dalla condanna però so che certamente vale la pena tentare.
I principi agroecologici di questo tipo di agricoltura fondamentalmente tendono 1) ad incrementare la materia organica del suolo, 2) ad attivarne la biologia, 3) a ridurre la perdità delle risorse, 4) a diversificare e ruotare le colture, 5) ad aumentare le interazioni biologiche e la sinergia tra i componenti della biodiversità locale.
Questi principi riprendono nell'insieme pratiche di saggezza e di conoscenza, a cui però non necessariamente tutte le culture rurali sono pervenute. Dunque l'agricoltura organica non rappresenta un ritorno a tecniche premoderne, è di fatto un altro modello che incorpora tecniche di conservazione e anche tecnologie moderne.
Ogni tecnica che appoggiasse lo sviluppo di questi principi, quindi, li può variare, migliorare o innovare, ma i principi stessi devono poter restare saldi.
Il termine organico si applica anche a ciò che è prodotto attraverso determinate norme nelle diverse fasi di produzione, manipolazione, elaborazione e commercializzazione di una produzione agricola, per questo il termine è legato più a un processo che a un prodotto.
L'agricoltura organica, chiamata anche biologica o ecologica mira alla produzione di alimento senza l'utilizzo di prodotti chimici come fertilizzanti, insetticidi, funghicidi, erbicidi sintetici e ormoni, ne l'utilizzo di sementi ibridi o geneticamente modificati.
Si differenzia dunque radicalmente dal sistema agricolo di più largo uso in tutto il mondo, conosciuto come convenzionale, moderno o industriale che invece fa largo uso di tutto questo, soprattutto ora.
Perchè appunto questo? Per aver modo di ricordarlo, per contravvenire all'obbiettivo implicito di tutto cio`che usualmente vado scrivendo - che sia inutile - e anche perche` mi piace battere questi tasti.
In questo calore secco. In queste ultime settimane densissime, abbiamo raccolto il miele dalle arnie dei nostri gruppi.
Abbiamo visto quanto siano animali incredibili le api, animali-città che sacrificano senza dubbi la vita del singolo per la colonia.
Ogni settore di arnia (mi accorgo ora che non conosco i nomi tecnici in italiano) conteneva almeno 7 o 8 kili di miele, in tutto abbiamo calcolato esserci circa 150 kili nelle 12 arnie de El Llano de Caone.
Prima abbiamo cercato di far sloggiare le api affumicandole e disperdendole per il tempo necessario. Quando apri un’arnia le api vanno in allarme e cercano di mangiarsi subito tutto il miele per non perderlo. Bisogna allora fare in fretta per separare tutti gli insetti, il più possibile, dalle celle di cera in cui c'è il miele.
Quindi abbiamo messo il miele in alcune casse vuote con cui abbiamo costruito una torre.
La "torre del miele" è rimasta in un pollaio in disuso a circa 100 metri dalle arnie, e non potendo andare il giorno stesso (come si dovrebbe) a farlo estrarre, abbiamo deciso di lasciare l'operazione per il giorno successivo.
Avevo immaginato che lasciare il miele tanto vicino alle arnie non fosse una buona idea, era evidente che le api avrebbero fatto di tutto per riprenderselo, ma il nostro esperto diceva che durante la notte sarebbero ritornate tutte a casa.
Quindi siamo andati il giorno dopo in mattinata a prendere il miele, non immaginando di dover far altro che caricarlo in macchina e andare a farlo separare dalla cera.
Invece abbiamo trovato l'ex pollaio con la torre del miele immerso in uno spesso nugolo di api cariche del miele che avevamo loro rubato. Qualcuna era arrivata e aveva passato velocissima l'informazione alle altre.
Gli insetti avevano quindi già approfittato di ogni minimo pertugio e connessura tra casse e coperchi per addensarsi, spingere ed entrare per recuperare ciò che era loro.
Ancora non sapevamo quanto miele ci avessero lasciato, dopo vari tentativi pasticciati di rimediare ci siamo resi conto che per salvare il salvabile l’unica cosa che potevamo fare era chiamare qualcuno più attrezzato, e che venisse al più presto. Fortunosamente e fortunatamente non è stato difficile trovare l'anima buona che ci aiutasse.
Le api avevano fatto comunque un grande raccolto in questa remota zona di ultime fioriture di alberi nativi di quillay, perchè malgrado tutto siamo riusciti a salvare più di 80 kili di miele.
Sbagliando s’impara, nelle cose nuove e complesse sempre ci sono imprevisti, puoi eseguire perfettamente tutte le fasi meno una, e per quell’errore perdere tutto o quasi.
Anche per questo per noi è stata un’esperienza straordinaria. Dove tutto sommato ci abbiamo guadagnato.
In questo mese abbiamo fatto anche una seconda incursione nella bellissima isola di Chiloé, il luogo qui in Chile che più ho amato e in cui sempre vorrò tornare.
Non so se fare un orto secondo le regole di queste buone pratiche possa essere una salvezza dalla condanna però so che certamente vale la pena tentare.
I principi agroecologici di questo tipo di agricoltura fondamentalmente tendono 1) ad incrementare la materia organica del suolo, 2) ad attivarne la biologia, 3) a ridurre la perdità delle risorse, 4) a diversificare e ruotare le colture, 5) ad aumentare le interazioni biologiche e la sinergia tra i componenti della biodiversità locale.
Questi principi riprendono nell'insieme pratiche di saggezza e di conoscenza, a cui però non necessariamente tutte le culture rurali sono pervenute. Dunque l'agricoltura organica non rappresenta un ritorno a tecniche premoderne, è di fatto un altro modello che incorpora tecniche di conservazione e anche tecnologie moderne.
Ogni tecnica che appoggiasse lo sviluppo di questi principi, quindi, li può variare, migliorare o innovare, ma i principi stessi devono poter restare saldi.
Il termine organico si applica anche a ciò che è prodotto attraverso determinate norme nelle diverse fasi di produzione, manipolazione, elaborazione e commercializzazione di una produzione agricola, per questo il termine è legato più a un processo che a un prodotto.
Oro puro.
L'agricoltura organica, chiamata anche biologica o ecologica mira alla produzione di alimento senza l'utilizzo di prodotti chimici come fertilizzanti, insetticidi, funghicidi, erbicidi sintetici e ormoni, ne l'utilizzo di sementi ibridi o geneticamente modificati.
Si differenzia dunque radicalmente dal sistema agricolo di più largo uso in tutto il mondo, conosciuto come convenzionale, moderno o industriale che invece fa largo uso di tutto questo, soprattutto ora.
Perchè appunto questo? Per aver modo di ricordarlo, per contravvenire all'obbiettivo implicito di tutto cio`che usualmente vado scrivendo - che sia inutile - e anche perche` mi piace battere questi tasti.
Altro oro.
La signora Milagro divide il miele dalla cera.
Panetti di cera d'api.
La torre del miele.
Abbiamo visto quanto siano animali incredibili le api, animali-città che sacrificano senza dubbi la vita del singolo per la colonia.
Ogni settore di arnia (mi accorgo ora che non conosco i nomi tecnici in italiano) conteneva almeno 7 o 8 kili di miele, in tutto abbiamo calcolato esserci circa 150 kili nelle 12 arnie de El Llano de Caone.
Prima abbiamo cercato di far sloggiare le api affumicandole e disperdendole per il tempo necessario. Quando apri un’arnia le api vanno in allarme e cercano di mangiarsi subito tutto il miele per non perderlo. Bisogna allora fare in fretta per separare tutti gli insetti, il più possibile, dalle celle di cera in cui c'è il miele.
Quindi abbiamo messo il miele in alcune casse vuote con cui abbiamo costruito una torre.
La "torre del miele" è rimasta in un pollaio in disuso a circa 100 metri dalle arnie, e non potendo andare il giorno stesso (come si dovrebbe) a farlo estrarre, abbiamo deciso di lasciare l'operazione per il giorno successivo.
Avevo immaginato che lasciare il miele tanto vicino alle arnie non fosse una buona idea, era evidente che le api avrebbero fatto di tutto per riprenderselo, ma il nostro esperto diceva che durante la notte sarebbero ritornate tutte a casa.
Quindi siamo andati il giorno dopo in mattinata a prendere il miele, non immaginando di dover far altro che caricarlo in macchina e andare a farlo separare dalla cera.
Invece abbiamo trovato l'ex pollaio con la torre del miele immerso in uno spesso nugolo di api cariche del miele che avevamo loro rubato. Qualcuna era arrivata e aveva passato velocissima l'informazione alle altre.
Gli insetti avevano quindi già approfittato di ogni minimo pertugio e connessura tra casse e coperchi per addensarsi, spingere ed entrare per recuperare ciò che era loro.
Ancora non sapevamo quanto miele ci avessero lasciato, dopo vari tentativi pasticciati di rimediare ci siamo resi conto che per salvare il salvabile l’unica cosa che potevamo fare era chiamare qualcuno più attrezzato, e che venisse al più presto. Fortunosamente e fortunatamente non è stato difficile trovare l'anima buona che ci aiutasse.
Le api avevano fatto comunque un grande raccolto in questa remota zona di ultime fioriture di alberi nativi di quillay, perchè malgrado tutto siamo riusciti a salvare più di 80 kili di miele.
Sbagliando s’impara, nelle cose nuove e complesse sempre ci sono imprevisti, puoi eseguire perfettamente tutte le fasi meno una, e per quell’errore perdere tutto o quasi.
Anche per questo per noi è stata un’esperienza straordinaria. Dove tutto sommato ci abbiamo guadagnato.
Con il gruppo 'Abejas' de El Llano.
In questo mese abbiamo fatto anche una seconda incursione nella bellissima isola di Chiloé, il luogo qui in Chile che più ho amato e in cui sempre vorrò tornare.
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