L'isola grande di Chiloé
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"Cette île a environ 90 milles (145 kilomètres) de longueur sur une largeur d’un peu moins de 30 milles (48 kilomètres).
Elle est entrecoupée de collines, mais non pas de montagnes, et recouverte absolument d’une immense forêt, excepté là où on a défriché quelques champs autour de huttes couvertes en chaume. A une certaine distance, on croirait revoir la Terre de Feu, mais, vus de plus près, les bois sont incomparablement plus beaux. Un grand nombre d’arbres toujours verts, des plantes au caractère tropical, remplacent ici les sombres et tristes hêtres des côtes méridionales.
En hiver le climat est détestable ; il ne fait pas, d’ailleurs, beaucoup plus beau en été. Je crois qu’il y a, dans les régions tempérées, peu de parties du monde où il tombe autant de pluie. Le vent y souffle toujours en tempête, le ciel est toujours couvert ; une semaine entière de beau temps est presque un miracle. Il est même difficile d’apercevoir la Cordillère; pendant tout le temps qu’a duré notre premier séjour, nous n’avons aperçu qu’une seule fois le volcan d’Osorno et c’était avant le lever du soleil; à mesure que le soleil s’élevait, la montagne disparaissait graduellement dans les profondeurs brumeuses du ciel, et ce lent effacement ne manqua pas de nous intéresser vivement.
A en juger par leur teint et par leur petite taille, les habitants semblent avoir trois quarts de sang indien dans les veines. Ce sont des gens humbles, tranquilles, industrieux. Bien que le sol fertile provenant de la décomposition des roches volcaniques soutienne une luxuriante végétation, le climat n’est cependant pas favorable aux produits qui ont besoin de soleil pour arriver à maturité. Il y a peu de pâturages pour les grands quadrupèdes ; en conséquence, les principaux aliments sont les cochons, les pommes de terre et le poisson."
Charles Darwin, Voyage d’un naturaliste autour du monde
Il viaggio attraversa un grande bosco, da Castro, dal mare-golfo, fino all'altro lato dell'isola di Chiloé, al mare-oceano dove c'è un solo paese, che si chiama Cucao.
Tutto il tempo passato a Chiloé è stato sotto il sole, cosa strana e rara. Il miracolo cui accenna Darwin è dovuto forse al cambio climatico, due settimane senza pioggia in quest'isola sono un fatto piuttosto eccezionale, così come questo caldo che secca tutti i muschi.
Tutto il bosco è ricoperto da muschi ed intricatissimo di piante rampicanti fiorite. Un dosel che sembra più ricco di quello amazzonico, anche sopra gli alberi più piccoli. Il terreno che calpesto è paludoso e molle, sembra di camminare sopra gomma intessuta di radici, blandamente cedevole. Enormi foglie di nalca e felci giganti contrappuntano le foglie degli alberi che invece sovente sono piccolissime.
Le piante con le loro foglie piccole e gentili, i fiori della stagione, gli arrayan con i tronchi definiti da un rosso ruggine pastello, ricordano un'idea nordico-persiana del paradiso. Eppure quando provo a riprodurre la mia meraviglia (abitudine che mi ostino a non perdere) alla señora Luz, la padrona dell' hospedaje mi dice che qui, a parte il caldo insopportabile di questi giorni d'estate, il clima è quasi sempre freddo e duro, che il tempo a Cucao è crudo, e mi indica alcuni alberi pettinati a forza dalle raffiche di vento che vengono dal mare, e che paiono contorcersi.
Ma per la mia schiena è benevolo il sole, e ciò che si vede del paradiso anche oggi risplende.
Giriamo tutta l'isola per capire da dove partire per vedere le balenottere azzurre, ma nessuno è abbastanza organizzato per portarci, i pescatori e gli allevatori di salmone dicono che quest'anno le balene non si sono ancora fatte vedere.
Ricordo quando l'anno scorso siamo partiti da qui per arrivare fino alle prime isole della regione di Aysén, per cercare inutilmente di vedere un dorso azzurro. Una vanità indimenticabile che ci ha messo in comunione con gli uccelli delle tempeste.
Oggi non posso più prendere il mare, eppure ogni isola mi ha dato sempre una grande voglia d'imbarcarmi, e di andare poi d'isola in isola, come i pinguini, le otarie e le lontre.
La verità è che invece presto prenderemo il traghetto e lasceremo quest'isola veramente unica. Presto lasceremo anche il Cile, ci toccherà allora ritornare a casa sopra una zattera e come Robinson far silenzioso naufragio lungo il Sile, nell’isola che non c’è.
Camminando per la spiaggia deserta vediamo il grande corpo di un delfino pilota - globicephala melas - ribollire sotto il sole.
Mariscos fossili.
"Cette île a environ 90 milles (145 kilomètres) de longueur sur une largeur d’un peu moins de 30 milles (48 kilomètres).
Elle est entrecoupée de collines, mais non pas de montagnes, et recouverte absolument d’une immense forêt, excepté là où on a défriché quelques champs autour de huttes couvertes en chaume. A une certaine distance, on croirait revoir la Terre de Feu, mais, vus de plus près, les bois sont incomparablement plus beaux. Un grand nombre d’arbres toujours verts, des plantes au caractère tropical, remplacent ici les sombres et tristes hêtres des côtes méridionales.
En hiver le climat est détestable ; il ne fait pas, d’ailleurs, beaucoup plus beau en été. Je crois qu’il y a, dans les régions tempérées, peu de parties du monde où il tombe autant de pluie. Le vent y souffle toujours en tempête, le ciel est toujours couvert ; une semaine entière de beau temps est presque un miracle. Il est même difficile d’apercevoir la Cordillère; pendant tout le temps qu’a duré notre premier séjour, nous n’avons aperçu qu’une seule fois le volcan d’Osorno et c’était avant le lever du soleil; à mesure que le soleil s’élevait, la montagne disparaissait graduellement dans les profondeurs brumeuses du ciel, et ce lent effacement ne manqua pas de nous intéresser vivement.
A en juger par leur teint et par leur petite taille, les habitants semblent avoir trois quarts de sang indien dans les veines. Ce sont des gens humbles, tranquilles, industrieux. Bien que le sol fertile provenant de la décomposition des roches volcaniques soutienne une luxuriante végétation, le climat n’est cependant pas favorable aux produits qui ont besoin de soleil pour arriver à maturité. Il y a peu de pâturages pour les grands quadrupèdes ; en conséquence, les principaux aliments sont les cochons, les pommes de terre et le poisson."
Charles Darwin, Voyage d’un naturaliste autour du monde
Il viaggio attraversa un grande bosco, da Castro, dal mare-golfo, fino all'altro lato dell'isola di Chiloé, al mare-oceano dove c'è un solo paese, che si chiama Cucao.
Il paesaggio è di bosco verdissimo, di essenze pluviali e sempreverdi: canelo, ulmo, coigue, arrayan, alberi bellissimi. Ma anche è visibile la quadrettatura dei campi di grano e patate che si isolano nella forma e nel colore ritagliando la foresta. Vedo e sento rumorosi pappagalli Choroyes volare e prendere un sole che diventa verde incandescente sul loro piumaggio.
A Cucao, davanti a una casa.
Se avvicini l’orecchio alla conchiglia rotta del mio timpano, puoi ancora incessantemente sentire il canto di balena che non ho visto a Chiloé.
Tutto il tempo passato a Chiloé è stato sotto il sole, cosa strana e rara. Il miracolo cui accenna Darwin è dovuto forse al cambio climatico, due settimane senza pioggia in quest'isola sono un fatto piuttosto eccezionale, così come questo caldo che secca tutti i muschi.
Tutto il bosco è ricoperto da muschi ed intricatissimo di piante rampicanti fiorite. Un dosel che sembra più ricco di quello amazzonico, anche sopra gli alberi più piccoli. Il terreno che calpesto è paludoso e molle, sembra di camminare sopra gomma intessuta di radici, blandamente cedevole. Enormi foglie di nalca e felci giganti contrappuntano le foglie degli alberi che invece sovente sono piccolissime.
Tepual.
Le piante con le loro foglie piccole e gentili, i fiori della stagione, gli arrayan con i tronchi definiti da un rosso ruggine pastello, ricordano un'idea nordico-persiana del paradiso. Eppure quando provo a riprodurre la mia meraviglia (abitudine che mi ostino a non perdere) alla señora Luz, la padrona dell' hospedaje mi dice che qui, a parte il caldo insopportabile di questi giorni d'estate, il clima è quasi sempre freddo e duro, che il tempo a Cucao è crudo, e mi indica alcuni alberi pettinati a forza dalle raffiche di vento che vengono dal mare, e che paiono contorcersi.
Ma per la mia schiena è benevolo il sole, e ciò che si vede del paradiso anche oggi risplende.
Mare-oceano con due ostrichieri.
Foglie di nalca.
Liolaemus sp. a godersi questo insperato sole.
Giriamo tutta l'isola per capire da dove partire per vedere le balenottere azzurre, ma nessuno è abbastanza organizzato per portarci, i pescatori e gli allevatori di salmone dicono che quest'anno le balene non si sono ancora fatte vedere.
Ricordo quando l'anno scorso siamo partiti da qui per arrivare fino alle prime isole della regione di Aysén, per cercare inutilmente di vedere un dorso azzurro. Una vanità indimenticabile che ci ha messo in comunione con gli uccelli delle tempeste.
Oggi non posso più prendere il mare, eppure ogni isola mi ha dato sempre una grande voglia d'imbarcarmi, e di andare poi d'isola in isola, come i pinguini, le otarie e le lontre.
La verità è che invece presto prenderemo il traghetto e lasceremo quest'isola veramente unica. Presto lasceremo anche il Cile, ci toccherà allora ritornare a casa sopra una zattera e come Robinson far silenzioso naufragio lungo il Sile, nell’isola che non c’è.
Una lontra marina del sud.
Pinguini di Magellano, ma Chiloé è anche il confine meridionale dell'areale del pinguino di Humboldt.
Camminando per la spiaggia deserta vediamo il grande corpo di un delfino pilota - globicephala melas - ribollire sotto il sole.
Globicefalo disteso.
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