Terra del fuoco II
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Il lago Fagnano è un'entità vivente dove il vento alza una continua lingua d'onde, rapide e sincopate, senza riflusso e in contrattempo. Una voce agitata ma che non parla viene dal lago. Vibra tra questo vento incessante e le onde azzurre, e mi spinge sullo stretto sentiero, delimitato di filo spinato dalla parte della fuga. E non c'è un'anima.
Vedo un dannato dantesco, sferzato dal vento, a cui un freddo lago infernale grida tutte le sue colpe.
L'acqua è azzurrissima, tranne quando sopra ci corrono veloci le nubi. Le onde rilasciano sul bagnasciuga solo legna di lenga masticata dai castori e nient'altro.
Due ferite aperte s'intravedono in quest'isola, forse due ferite del paese ma che qui s'intuiscono più vicine, più cocenti. Una, apparentemente rimarginata, è la distruzione, avvenuta in poco più di 30 anni delle popolazioni native Onas e Yamana che da disprezzate e falcidiate sono passate ad essere simboliche. Emblematica ricchezza culturale dell'isola di cui i colonizzatori si sono riappropriati, storia riscritta col poco che resta e si possiede.
L'altra è la più recente sconfitta nella guerra delle Malvinas. Un vuoto nazionale che si cerca di colmare a livello legale per sancire come le isole appartengano sovranamente all'Argentina.
Due strappi senza speranza e complementari.
Forse in realtà non ci pensa più nessuno, perchè sono due ferite troppo perfette.
La ferità di una sconfitta non può mantenersi come una tensione continua. Può però lavorare per vie occulte in un popolo (come in un organismo), essere la malattia nella salute.
Non esiste una sconfitta pulita, nemmeno se l'avversario dovesse morire. Il male trova nuove strade, lontane dalle più scontate, per riaffiorare da un'altra parte.
"Bien qu’ils n’aient passé que trois ans avec des hommes civilisés, nos trois Fuégiens auraient été heureux, je n’en doute pas, de conserver leurs nouvelles habitudes, mais c’était là chose absolument impossible. Je crains meme beaucoup que leur visite en Europe ne leur ait pas été fort utile."
Charles Darwin, Voyage d’un naturaliste autour du monde
Insenatura delle anatre vapore.
Caiquén femmina (Chloëphaga picta).
Alberi vicino al glaciar Martial.
Lago escondido.
Nevicata improvvisa.
Il lago Fagnano è un'entità vivente dove il vento alza una continua lingua d'onde, rapide e sincopate, senza riflusso e in contrattempo. Una voce agitata ma che non parla viene dal lago. Vibra tra questo vento incessante e le onde azzurre, e mi spinge sullo stretto sentiero, delimitato di filo spinato dalla parte della fuga. E non c'è un'anima.
Vedo un dannato dantesco, sferzato dal vento, a cui un freddo lago infernale grida tutte le sue colpe.
L'acqua è azzurrissima, tranne quando sopra ci corrono veloci le nubi. Le onde rilasciano sul bagnasciuga solo legna di lenga masticata dai castori e nient'altro.
Onde spinte violentemente dal vento sull'asse ovest-est, ovvero l'asse lunga del lago Fagnano.
Lago di Fagnano. Laguna negra.
Sempre tra alberi.
Due ferite aperte s'intravedono in quest'isola, forse due ferite del paese ma che qui s'intuiscono più vicine, più cocenti. Una, apparentemente rimarginata, è la distruzione, avvenuta in poco più di 30 anni delle popolazioni native Onas e Yamana che da disprezzate e falcidiate sono passate ad essere simboliche. Emblematica ricchezza culturale dell'isola di cui i colonizzatori si sono riappropriati, storia riscritta col poco che resta e si possiede.
L'altra è la più recente sconfitta nella guerra delle Malvinas. Un vuoto nazionale che si cerca di colmare a livello legale per sancire come le isole appartengano sovranamente all'Argentina.
Due strappi senza speranza e complementari.
Forse in realtà non ci pensa più nessuno, perchè sono due ferite troppo perfette.
La ferità di una sconfitta non può mantenersi come una tensione continua. Può però lavorare per vie occulte in un popolo (come in un organismo), essere la malattia nella salute.
Non esiste una sconfitta pulita, nemmeno se l'avversario dovesse morire. Il male trova nuove strade, lontane dalle più scontate, per riaffiorare da un'altra parte.
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