NOVEMBRE '11
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"Quando finimmo fu il momento di parlare, di fare domande al figliol prodigo. Loro non mi consideravano un fallito. Ero un eroe, un conquistatore tornato dai lontani campi di battaglia. Mi diedero persino la sensazione di contare qualcosa nel mondo."
John Fante, Sogni di Bunker Hill
Trieste, con Siri Nangah Spora in 'Travelling Africa'.
Parlo con il linguaggio della filosofia solo in sogno, quando mi trovo davanti il pubblico vasto di un teatro o di una sala da conferenza. Parlo così per ore, e modulando il suono della voce so dire cose che fanno effetto. Parlo per bocca di Platone, Kant, Occam, Schiller, ma non dico nulla che abbiano veramente detto loro.
Il pubblico resta incantato come avesse firmato un contratto con me.
Sa e non sa che vado a braccio, sa e non sa che invento ed improvviso. Sembra ignorare chi sono veramente, e sta al gioco.
A volte sono seduto in un divano occidentale a raccontar di viaggi e ricevo da un amico o un nipote una chiamata da Parigi, invariabilmente mi spiega che si trova in una cafeterie e che ha appena ordinato qualcosa, faccio in tempo a cogliere il suo ultimo merçi alla cameriera che egli comincia a tessermi una lunga teoria su angeli, noumeni e sull'inesistenza di causa ed effetto. Mi spiega che non esiste alcuna correlazione dimostrabile, ad esempio, tra l'assunzione di alcol e lo stato di ebbrezza. Mentre ascolto penso che mutuerò tutto il suo discorso al mio pubblico nella prossima conferenza.
La spaccerò per una teoria di Hume.
Quale retore da sogno! Che fine dicitore! Chissà chi era mio padre?
Decreto e spazzo via questioni antiche, come gli universali:
essi sono puro flatus vocis! Via.
Risolvo annose vertenze: è meglio il Furioso o la Liberata?
Il Furioso e chiuso! Via, avanti un altro.
Definisco questioni giuridiche: vi furon brogli nel concorso del 1401?
No, abbiam visto, senza discussioni, giusto vincitore Ghiberti per la Porta del Paradiso, e non avea Brunelleschi che tenesse!
... e così via.
Spiego tutto il materiale, incrocio le prove, disserto e tiro le fila. Non un balbettio, non una lacuna. Solo i volti assenti degli astanti che bevono il mio sapere.
Poi mi sveglio nella tana e riscopro con sollievo che il linguaggio l'ho perso.
Di mio padre ho visto le conseguenze, tutto assolto e giustamente perchè era un uomo giusto, i figli sono conseguenze incomprensibili eppure legate collegate, perdonate, ma le conseguenze dei non padri, coloro che non han visto la loro donna dare alla luce attraverso il cordone, così umano del legame?
Che conseguenze aspetteraNNO NEI LIMBI QUESTA MASSA D'UOMINI SENZA LOMBI?
Tra questi io io io io io io io.
Il pubblico resta incantato come avesse firmato un contratto con me.
Sa e non sa che vado a braccio, sa e non sa che invento ed improvviso. Sembra ignorare chi sono veramente, e sta al gioco.
A volte sono seduto in un divano occidentale a raccontar di viaggi e ricevo da un amico o un nipote una chiamata da Parigi, invariabilmente mi spiega che si trova in una cafeterie e che ha appena ordinato qualcosa, faccio in tempo a cogliere il suo ultimo merçi alla cameriera che egli comincia a tessermi una lunga teoria su angeli, noumeni e sull'inesistenza di causa ed effetto. Mi spiega che non esiste alcuna correlazione dimostrabile, ad esempio, tra l'assunzione di alcol e lo stato di ebbrezza. Mentre ascolto penso che mutuerò tutto il suo discorso al mio pubblico nella prossima conferenza.
La spaccerò per una teoria di Hume.
Quale retore da sogno! Che fine dicitore! Chissà chi era mio padre?
Decreto e spazzo via questioni antiche, come gli universali:
essi sono puro flatus vocis! Via.
Risolvo annose vertenze: è meglio il Furioso o la Liberata?
Il Furioso e chiuso! Via, avanti un altro.
Definisco questioni giuridiche: vi furon brogli nel concorso del 1401?
No, abbiam visto, senza discussioni, giusto vincitore Ghiberti per la Porta del Paradiso, e non avea Brunelleschi che tenesse!
... e così via.
Spiego tutto il materiale, incrocio le prove, disserto e tiro le fila. Non un balbettio, non una lacuna. Solo i volti assenti degli astanti che bevono il mio sapere.
Poi mi sveglio nella tana e riscopro con sollievo che il linguaggio l'ho perso.
Di mio padre ho visto le conseguenze, tutto assolto e giustamente perchè era un uomo giusto, i figli sono conseguenze incomprensibili eppure legate collegate, perdonate, ma le conseguenze dei non padri, coloro che non han visto la loro donna dare alla luce attraverso il cordone, così umano del legame?
Che conseguenze aspetteraNNO NEI LIMBI QUESTA MASSA D'UOMINI SENZA LOMBI?
Tra questi io io io io io io io.
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