Zangolatura dell'oceano di latte
Marilia Albanese
Un gruppo scultureo bellissimo, mal situato nell'aeroporto di Bangkok. La tecnica è la stessa su cui mi sto cimentando ma il risultato è certo frutto di un lungo e minuzioso lavoro di squadra.
Sarei davvero curioso di conoscere la genesi e la prassi di quest'opera.
La tecnica "leggera", il luogo, l'anonimìa dello scultore e lo scopo dànno la dimensione di un'impresa poveramente contestuale, anche se di soggetto elevato e di qualità sorprendente. Il gruppo è grande e molto difficile da fotografare in modo comprensibile, da nessun punto si può inquadrarlo per intero senza avere il disturbo dello sfondo.
La scultura narra il bizzarrissimo mito cosmogonico Indù che cinge persino l'Angkor-Thom e che si capisce essere stato tanto importante in Indocina: la zangolatura dell'oceano di latte. Tema di una storia religiosa millenaria che si tramanda da induismo a buddhismo in modo praticamente invariato.
Visnhu, gli dei, i demoni, il tiro alla fune di questi col serpente a cinque teste, il monte meru, la testuggine e l'oceano che si "zangola" per ottenere il burro d'ambrosia.
Uno spettacolo che può competere benissimo anche con le grandi firme di un duty-free internazionale. Il gruppo inoltre contiene qualcosa che forse è caro solo a me. Questi preziosi manichini colorati provengono da una vocazione nobile: lo spirito di servizio di chi non rinuncia alla qualità della bellezza per la mediocre ragione di essere misconosciuto. L'orientale sa che la bellezza è un valore in sè e chiunque riesca a realizzarla acquista meriti.
Questo era forse lo spirito degli stessi scultori di Angkor e di quelli di tutti gli antichi templi, ovunque.
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