Anna Manfio
Torna a Marco 1973
Teatro - Sabbia. Attraverso Via Anelli
Martedì 3 luglio 2007
ore 21.30
@ Sherwood Festival
Parcheggio Nord Stadio Euganeo, Padova
Spettacolo teatrale
Sabbia - Attraverso Via Anelli
di Anna Serlenga e Beatrice Sarosiek
Attraversare un quartiere avvolto dalla paura e colorato di un immaginario collettivo che lo disegna come il ‘Bronx’ di Padova; attraversarlo per vederlo vivere di narrazioni, vite consumate dal malessere e dalla rassegnazione, ma anche giovani impazienti di partire, viaggiare oppure rimanere, in un modo o nell’altro.
A partire da interviste condotte nel quartiere nasce una drammaturgia che si arricchisce, attraverso il linguaggio teatrale, degli immaginari e dei corpi che danno vita allo spettacolo.
Come un contagio, i racconti, le visioni svelano le contraddizioni e l’umanità, l’ironia e la comicità, le storie e le incomprensioni degli abitanti di via Anelli.
In una costruzione di corpi in movimento, vediamo scorrere il quartiere: ne conosciamo gli odori, i rumori, le abitudini e le visioni: una strana cittá, abitata di stendi panni e carrelli, fili tesi, panni ad asciugare, grappoli di parabole e balconi prende vita.
L’incapacitá di vivere insieme lo stesso spazio, la necessitá di segnare, spartire con confini e differenze gli ambiti di convivenza, caratterizzano la realtá di questo quartiere, ma sono dinamiche rappresentative di un rifiuto sempre più generalizzato al dialogo e all’incontro.
Travolto dal ritmo della narrazione si racconta via Anelli come un luogo in continua metamorfosi, zona di transito di viaggiatori e sogno di tranquillitá per le famiglie. La pressione di forze evolutive e pulsioni disgreganti per⁄ modifica il luogo: i sogni si sgretolano, le aspettative vengono deluse, le sicurezze discusse, tutto lentamente si sbriciola, si popola di ricordi e fantasmi.
Di tutto quello che via Anelli À stata, alla fine, rimane solo sabbia: sabbia come materia a cui non puoi più dare una forma definitiva, sabbia con cui non puoi costruire, sabbia che viene dal deserto ma che si ritrova anche nelle nostre spiagge, sabbia che si infila nelle scarpe e si appiccica ai vestiti, sabbia che sporca il pavimento quando, finito il viaggio, si appoggiano le valigie di nuovo a casa.
Drammaturgia collettiva.
Regia: Anna Serlenga e Beatrice Sarosiek.
Attori: Alberto Favretto, Alberto Giordani, Anna Manfio, Aurora Diotti, Ivan Rizzotto, Luigi Scaglione, Nicola Taroni, Paola Valente.
Luci: fratelli Lumiere
Audio: Orlando Groppo
Progetto grafico: Paola Monasterolo
Fotografia: Isabella Sannipoli
Il manifesto del partito comunista secondo Marx ed Engels.
Perfomances, installazioni sonore e video
a cura di Heiner Goebbels e Walter Le Moli
Prima dell’inizio della Stagione verrà realizzata a Teatro Due in collaborazione con l’Institute of Applied Theatre Science Justus Liebig University di Giessen (Germania), l’Università IUAV di Venezia Facoltà di Design e Arti, e diversi partners italiani e internazionali, l’installazione de "Il Manifesto del partito comunista secondo Marx e Engels", progetto a cura di Walter Le Moli e Heiner Goebbels, tra i più significativi rappresentanti del teatro contemporaneo.
Provenienti da Germania, Italia, Russia e Serbia 16 giovani artisti internazionali (Stefano Abastanotti, Ketty Brocca, Vanessa Cinquemani, Manuel Gerst, Angela Gregovic, Johanna Grolig, Stefan Hölscher, Sebastian König, Anne Kuhn, Emanuela Lampus, Anna Manfio, Andreas Mihan, Boris Nikitin, Sahar Rahimi, Anja Rudak, Katharina Stephan) invitano a condividere le loro esperienze con uno dei più importanti testi di letteratura politica: ispirati dal linguaggio delle arti visive e del teatro hanno realizzat
Lungi dal presentarsi come una dotta ed obiettiva declinazione positivistica della dialettica idealistica applicata al sociale e alla storia, il Manifesto, Bibbia del pensiero filosofico-politico-sociologico occidentale del XIX secolo, archetipo delle utopie e delle prassi rivoluzionarie a cavallo tra Otto e Novecento, si offre all’attenzione dell’oggi come un arcano tractatus di magia, le cui diagnosi impietose dei mali della civiltà borghese trapassano in misteriose profezie di un domani che ci siamo per sempre lasciati alle spalle.
Trasposto sulla scena il Manifesto, riflesso negli sconcertanti volti dello scontro economico, post-ideologico e transgeografico del nostro presente tra ricchezza e povertà, si “traveste” così in partitura alchemica e remota, diventando un viaggio che si snoda attraverso le consuetudini del teatro, ma attingendo anche alla musica e alle arti visive in genere e alle nuove tecnologie.
Heiner Goebbels, musicista, compositore e regista, tra i più significativi rappresentanti del teatro musicale contemporaneo, ha curato l’allestimento delle performance seguendo passo a passo il lavoro di questi giovani artisti con un approccio maietutico tale da consentire la realizzazione e l’espressione di personalissime visioni del testo
Con la grandezza e l’umiltà di un artista che fatto dello spazio teatrale non un luogo di “difficili” risposte, ma un terreno di condivisione di domande.
La fabbrica di birra
Mestre, Teatro del ParcoFabbrica di birra |
Regia Anna Manfio
Responsabile del laboratorio: Walter Le Moli
Durata: 45 min.
Interpreti: Francesco Mandich, Giovanni Tomassetti, Anna Manfio
Biglietti
Presso il Teatro un’ora prima
dell’inizio dello spettacolo
Laboratori delle scuole: ingresso gratuito
Laboratori dilettanti e opere fuori concorso: € 3,00
Posti numerati
Informazioni
Teatro del Parco (Via Gori 8, Mestre)
Tel. 041 5347920
dalle 9 alle 13 (sabato e domenica esclusi)
cultura.spettacolo.me@comune.venezia.it
Cultura e Spettacolo (Via Poerio 1, Mestre)
Tel. 041 2749062 (sabato e domenica esclusi)
L’Udienza è un breve atto unico del 1975 dove per la prima volta viene rappresentata la situazione in cui l’intellettuale cecoslovacco “emarginato” (e quindi l’autore stesso) vive.
Vanek, un drammaturgo che ora, nella Cecoslovacchia normalizzata, è occupato presso una fabbrica di birra, viene chiamato ad udienza dal suo superiore, il direttore della fabbrica, che, a differenza sua ha accettato la realtà attuale del loro paese.
Nonostante il direttore abbia accettato lo status quo, prova un profondo disagio, un disequilibrio tra la sua coscienza e i compromessi che deve accettare per essere parte della società e del tempo in cui vive.
E’ umiliato e ferito nella sua fondamentale onestà e semplicità per il ruolo di spia che la polizia lo ha costretto ad assumere nei confronti di Vanek, è insoddisfatto per la sua vita, dai cui binari prestabiliti non può deragliare, è arrabbiato con se stesso perché gli manca la volontà e il coraggio per pretendere di meglio.
E’ proprio questo tipo di rabbia, nascosta dietro stereotipi, che il direttore scarica sul drammaturgo; in cambio della sua impotenza e frustrazione vorrebbe un po' di comprensione, affetto forse, complicità da parte dell’interlocutore che sono invece assenti durante tutto il dialogo.
Il direttore non ha scelto: egli fa parte del regime, ne è, suo malgrado, la più leale incarnazione. Vanek non può che vedere in lui il frutto di ciò a cui si oppone e per sconfiggere il quale lotta. Non può averne pietà, non può giustificarlo: se lo facesse alimenterebbe ciò contro cui combatte, diventerebbe un ingranaggio alla stregua del direttore.
Vanek, per salvare il direttore (che indirettamente gli chiede aiuto) da ciò che egli odia in se stesso, può solo fargli capire che il riscatto non è in altri che in lui.