OTTOBRE '07
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Nessuna epoca trasmette alla successiva la propria sensibilità; le trasmette solo l'intelligenza che di tale sensibilità ha avuto. Quanto a emozione siamo noi; quanto a intelligenza siamo altri. L'intelligenza ci disperde; per questo è attraverso ciò che ci disperde che noi sopravviviamo. Ogni epoca consegna alle epoche seguenti solo quello che non è stata.
Fernando Pessoa, Appunti sparsi
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Ultima pagina: A una mostra di Lucio Fontana
Preparazione per L'Africa al CUM
2007
Andando a sbattere addosso all'Africa da tutte le parti, dapprima grande idea continentale, naturale, poi geopolitica e antropologica, idea indistinta; polo d'attrazione dell'ignoto, terra da conquistare, luogo da cui si può trarre qualcosa, da cui noi in cambio dell'anima traiamo i beni del suolo, mani virtuali sporche di vero sangue. Alla schiavitù e al colonialismo non si sono date scuse, non ce ne sono. Vorrei chidere scusa io ma più ancora vorrei avere il potere di estrarre il coltello da quell'immenso corpo di madre, da sempre disegnato sulle carte per essere misurato, tagliato attraversato e sfruttato.
Come si paga il senso di colpa di non sapersi immaginare uomini tra i poveri, degni tra la dignità dei poveri, ma rimanere attaccati alla corda dell'elicottero, avere sempre qualche salvagente, qualche paracadute.
CIAD 26/10/2007 16.59 CIAD
FIRMATO IN LIBIA ACCORDO … PRIME REAZIONI E QUALCHE “SORPRESA” -2
Economia e Politica Economia e Politica, Standard
Sono discordanti le reazioni all’“accordo di pace definitivo” firmato ieri sera a Sirte, in Libia, dal governo ciadiano e dai quattro principali gruppi ribelli attivi da quasi due anni nell’est del Ciad con l’intento di spodestare il presidente Idriss Deby. Se il presidente francese, quello libico e quello sudanese si sono rallegrati, il diretto interessato, ovvero il capo di Stato ciadiano, ha definito l’accordo “l’ultimo, veramente l’ultimo, che il governo firma con l’opposizione”, dopo aver ricordato le precedenti intese firmate a cadute nel vuoto. Deby ha poi aggiunto che è “l’ultima volta che il Ciad permetterà a paesi vicini di armari ciadiani per combattere altri ciadiani (…) se dovesse capitare di nuovo entreremo direttamente in guerra con questi paese, non più con i ciadiani” ha ammonito, in quello che in molti hanno letto come un riferimento al Sudan, accusato di sostenere i movimenti ribelli anti-Deby. Ma le reazioni più preoccupanti sembrano essere quelle rilasciate finora da parte dei ribelli. Nei pochi commenti disponibili fino a questo momento sui media ciadiani e sui mezzi d’informazione francesi, esponenti della ribellione presenti a Sirte hanno espresso “sorpresa” di fronte ad alcuni passaggi presenti nel testo siglato ieri e che non corrisponderebbero ai contenuti sui quali le parti si erano accordati lo scorso 3 ottobre sempre in Libia. “L’accordo del 3 ottobre è stato manipolato. Non abbiamo voluto fare scandalo, ma il testo firmato ieri presenta meno possibilità di successo di quello sul quale c’eravamo messi d’accordo all’inizio del mese” ha detto un esponente della ribellione ai microfoni di Radio france internationale (Rfi). Anche alcuni media ciadiani particolarmente vicini all’opposizione e alle ribellioni armate presentano la stessa lettura, evidenziando come ai punti relativi alle questioni militari (art. 6 e 7) dell’accordo siglato ieri (di cui ancora non è stato possibile ottenere il contenuto integrale), non siano stati inseriti la creazione di una ‘commissione militare’ incaricata di sovrintendere al reinserimento degli ex-ribelli nell’esercito regolare ciadiano né altri aspetti relativi alla consegna delle armi degli insorti. Nell’accordo “definitivo” di ieri, inoltre, mancherebbero, sempre secondo la ribellione, anche tutti i riferimenti precisi (vedi archivio MISNA 3/10/2007) sulla ripartizione di incarichi governativi ai vertici dei movimenti firmatari su cui i protagonisti del dialogo si erano accordati il 3 ottobre. L’intesa raggiunta ieri porta comunque le firme del ministro di Stato ciadiano delle Infrastrutture Adoum Younousmi, in rappresentanza del governo, e dei quattro esponenti della ribellione presenti al tavolo del negoziato: Mahamat Nouri, capo delle Ufdd (Unione delle forze per la democrazia e lo sviluppo), Abdelwahid Aboud Makkay (rappresentante di un’altra fazione delle Ufdd), Timane Erdimi (ex-consigliere presidenziale per il petrolio e oggi capo della Coalizione delle forze per il cambiamento, Rfc) e Hassan Saleh al-Djinedi (dirigente della Concordia nazionale ciadiana, Cnt). I colloqui tra i quattro principali gruppi ribelli ciadiani – delle circa venti sigle di movimenti antigovernativi che intendono spodestare il presidente Idriss Deby – erano iniziati lo scorso giugno ed erano stati più volte interrotti a causa di posizioni differenti. I ribelli avevano chiesto la riforma della Costituzione, un governo d’unione nazionale e la nomina di un primo ministro di consenso, o nominato dall’opposizione, che affiancasse il presidente alla guida del paese. Agli incontri hanno preso parte anche osservatori dell’Unione Africana e dell’Unione Europea. (vedi anche notizia CIAD ore 06:03)
[MZ]
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Ribelli e governo si sono incontrati la settimana scorsa a Sirte, in Libia, per firmare un nuovo accordo. Per il presidente ciadiano Deby è in ballo la credibilità di N'Djamena a livello internazionale.
Il governo ciadiano e i rappresentanti di alcuni gruppi ribelli hanno firmato un accordo a Sirte, in Libia, che prevede l’immediato cessate-il-fuoco ed il totale rispetto della costituzione ciadiana.
L’accordo è stato firmato dal ministro ciadiano per le infrastrutture, e dai capi dei gruppi ribelli Mahamat Nouri (Unione delle Forze per la democrazia e lo sviluppo UFDD), Abdelwahid Aboud (UFDD- Fondamentale) Timane Erdiimi (Unione delle forze per il cambiamento RFC) e Hassane El Djinedi (Concordia nazionale ciadiana CNT).
Una buona notizia, soprattutto per il presidente Idriss Deby, la cui credibilità a livello internazionale è strettamente legata alla buona riuscita del processo di pace, al quale è legata la missione internazionale Onu-UE , che dovrebbe partire il mese prossimo.
Una buona notizia anche perché il processo di pace fino a pochi giorni fa, era considerato fortemente a rischio: Timan Erdimi, leader del RFC, aveva dichiarato di non credere a una pace duratura finché Deby resterà al potere. Inoltre, nelle regioni orientali del paese, al confine con il Darfur, dove l’Unione europea deve cominciare a dispiegare la forza militare per proteggere i civili, nei giorni scorsi le incursioni dei gruppi ribelli si erano intensificate, tanto che N'Djamena, il 16 ottobre, aveva decretato uno stato di emergenza di 12 giorni nel nord e nell’est del paese. Da queste regioni la fuga dei civili continua: secondo stime dell’Onu, negli ultimi 18 mesi almeno 150 mila persone avrebbero lasciato le loro case.
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