Tigri

Torna a Marco 1973



"Tiger, tiger, burning bright
In the forests of the night,
What immortal hand or eye
Could frame thy fearful symmetry?"


 William Blake, "The Tiger"




  Facile che ti ricordi meglio tu quella reale giornata della nostra amicizia e del nostro girovagare. Potevamo essere in uno zoo o in un circo ambulante, c’era odore d’urina di fiera, nella mia memoria le sbarre possono essere state di legno o di latta, forse era freddo. C’era una grande insegna sopra la gabbia ed enormi parole piombate, colorate e irricordabili, c’era anche della paglia umida sotto il miracolo delle due tigri. Le zampe pacificate, la plastica di una posizione qualunque, sempre quella giusta, l’essere l’inganno e la rivelazione del gatto, non mai comunque gatto, essere l’oro delle tigri.
No, non basta un baraccone, non si può ridurre al popolare una simile esistenza – la tigre – perché un simile dono all’umanità è capace di divorare colui a cui è donato. L’adorato, pericoloso animale che come droga può dare illusione di potersi controllare, se si accarezza scatta come una trappola meccanica e folle, nascosta nel fondo di una torta, è una molla nel grasso; questo è scritto nel midollo del suo essere, e quando succede è sempre un “si sapeva già” che accusa e scusa l’assassino d’immisericordia e d’innocenza, senza poterci più far nulla.
Una tigre stava di spalle e il suo pelo premeva contro le sbarre. L’altra, dietro di quella, guardava verso di noi con occhi celesti, c’era tra una sbarra e l’altra uno spazio sufficiente per un paio d’artigli, un calcolo facile per la mia paura. Tu volevi toccare la tigre e l'hai toccata, ricordo le tue dita magre e il tuo cappotto avvicinarsi; la magnanima non si spostò e l’altra tigre guardò altrove.
Anch’io volevo farlo ma non ne ebbi il coraggio.
Tutt’intorno al colore che era, che fu della tigre, il colore del mondo m’apparve poi grigio, anche noi che ritornavamo, tutti grigi. Pieno d’inconfessabile invidia devo averti detto: “Ti rendi conto che hai toccato una tigre?” Certo mi hai risposto “Si.” Era la pura verità.
Ne ho viste in seguito di tigri ma non ne ho mai toccata una. Quella tigre continuo a non averla toccata e – colpevole - non so in quale punto della mia vigliaccheria porre questa mancanza, ma poco importa, di certo tu invece, incoraggiato dal brivido di quella e di altre iniziazioni, di tigri devi averne continuate a toccare, e molte.
Guardati allora le dita amico mio, guarda se sono ancora dorate.

In ogni caso in bocca al lupo e in groppa alla tigre per il tuo libro.
Tuo Marco.