Dello zoo di Mendoza e di tutti gli altri

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"Ese último tigre es de carne y hueso. Con evidente y aterrada felicidad llegué a ese tigre, cuya lengua lamió mi cara, cuya garra indiferente o cariñosa se demoró en mi cabeza, y que, a diferencia de sus precursores, olía y pesaba. No diré que ese tigre que me asombró es más real que los otros, ya que una encina no es más real que las formas de un sueño, pero quiero agradecer aquí a nuestro amigo, ese tigre de carne y hueso que percibieron mis sentidos esa mañana y cuya imagen vuelve como vuelven los tigres de los libros."

Jorge Luis Borges, "Mi último tigre"

L’ospedale zoologico è l’inferno in cui si visitano i beati e gli angeli. Il pellegrino Dante patisce la loro pena, ma loro sono salvi.
Oggi è mia la bellezza del leone. Le fiere dietro la maglia metallica vivono immobilizzate in un incantesimo a pendolo che filtra la loro bellezza per gli uomini, loro la lasciano passare per noi senza guardarci mai negli occhi. Se ci fissassero ci ucciderebbero.


Si cammina molto per passare da una gabbia all’altra, si prega per poter ammirare la libertà da dietro la gabbia, solo così si sa con certezza di non averla, solo così si è sicuri di cosa non è e ci si mette per un po' in pace il cuore.
Cambiare di gabbia come fanno i passeri e poter mangiare del cibo della tigre, del pappagallo o dell’asino è il gusto e il senso della nostra libertà privata, l'ambizione onnivora di sempre della specie.
Gli altri animali, che stanno ben stretti nella loro forma, fanno pena solo quando se ne indovina l’anatomia dolente. Quando sono costretti a sentire la privazione di qualche facoltà essenziale del proprio corpo per mancanza d’integrità. Questo avviene negli zoo perché là a loro è dato invecchiare.
Il corpo sano si muove in una rete di segnali, relazioni e contesti senza sentirsi come possesso o responsabilità (così immagino), perché la coscienza che hanno gli animali è del pericolo, non della morte.
Belli coloro che decadono e che scelgono gli zoo per viverci. Li si ammira scomodi della loro prigionia e intanto i "liberi" li si uccide e gli si toglie da sotto le zampe la casa.
l'animale che si vede è sempre l'ultimo, l'ultimo animale muore sempre in uno zoo e non lo sa.

Saputa innocenza dei saggi: essere inclusi in ricordi non loro, essere materia della storia senza memoria, senza pregare essere incantati nell’epilessia di file di sbarre che si muovono ora tutte a destra ora tutte a sinistra.

Ser los que se van.