Curicó

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“Qué persigue Ud., caballero?,….camina Ud., camina Ud. demasiado rápidamente hacia ninguna parte, hacia ninguna parte, hacia ninguna parte, hacia ninguna parte; poetas, comerciantes, suplementeros, rameras, invertidos, rameras, ¿qué significáis?, ¿qué?… ¿qué?… mendigo… no, tú ya eres algo, eres algo, mendigo, mendigo, porque tú, tú, tú jamás pretendiste orientar el universo andando, vais trashumantes máquinas sin sentido, y, ¿dónde, dónde radica vuestra razón de ser, vuestra razón de ser?…."
Pablo de Rokha, Epopeya del Fuego



Plano de Curicó, ciudad fundada en 1743.
Plano de Curicó, ciudad fundada en 1743.
  Appunti per una guida turistica:
Curicò è una città disegnata. Impossibile abitandoci dentro non pensarla per il suo disegno, per i prospetti continui lungo le strade e per la pianta concepita a cardo e decumano. Non può stupire che i curicani, come del resto tutti i cileni, si orientino a quadre, incastrati come sono tra l'oriente e l'occidente dalle due cordigliere che stringono il paese.
Ogni strada per un occhio poco avvezzo può essere confusa con un’altra.

Nelle giornate limpide la città si può interamente vedere dall'alto del colle Condell; quest'unico rilievo è posto esattamente al suo centro e ne abbraccia tutt'intero l'orizzonte, da est dove ci sono i vulcani della cordigliera fino ad ovest dove il sole tramonta oltre i colli della costa. 
Curicò ha solo due piazze che si possano dir tali, una, la maggiore, plaza de armas, è orgogliosamente rifiorita a nuova vita a pochi giorni dal terremoto, grazie ad un lungo restauro che ce ne ha privati per un’estate intera. L’altra è poco più che un allargamento della strada dove è stata posta una fontana.
Le strade sono pressoché tutte piuttosto strette e a senso unico e le case solo in rarissimi casi superano il pianterreno.
Sembra una città immaginata e disegnata da un bambino dalla mano incerta, che ha lasciato sul foglio troppi segni di matita e si è dimenticato poi di cancellare alcuni preziosi errori.


Frenetica per la produzione ed il commercio di frutta e di vino, la vera ricchezza di Curicò resta la vocazione rurale dei suoi dintorni, da sempre proprietà di pochi latifondisti. La maggior parte dei curicani sminuiscono la propria anima huaza e preferiscono sentirsi parte di un polo cittadino in crescita, e come tutti i cittadini cileni guardano verso Santiago. Sono orgogliosi di come la propria città si sia risollevata dalle macerie prima di Talca, a cui invidano il primato di capoluogo di regione.
Del resto è sempre Curicò, non Talca, ad essere famosa in tutto il Chile per la specialità delle sue immangiabili torte al mou.
Curicò è stata la mia città per già ben più di un anno e lo sarà per altri 7 mesi, mi piace far parte di questo disegno recente.

Passeggio la sera per Curicò, il sole tramonta sulla direttrice di Camilo Henriquez, spesso profonde grande bellezza tramontando qui.
Curicò è la mia scenografia, questo è, una scenografia dove lo spettacolo non comincia mai, accesa o spenta che sia, lo spettacolo non è mai pronto. Tanta gente che lavora corre tra le quinte non accennando mai a fermarsi o a tirare il fiato per l'ouverture.
Lo spettacolo è solo per me. Il giorno del terremoto la scenografia che è Curicò è caduta come nel giorno in cui è caduta la mia. Ma più rapidamente di me, mi pare, Curicò si sta rimettendo in piedi.


Gli edifici del centro prima del terremoto.
Gli edifici del centro prima del terremoto.








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