Dio ha saltato davanti a me
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Dio ha saltato davanti a me e mi ha reso felice.
Dio ha saltato davanti a me, e sono ancora vivo.
Dio è grande.
Praya do forte, polinesia brasiliana a nord di Salvador de Bahia.
È periodo d'amore e siamo venuti a vedere lo spettacolo della sua presenza, all'orlo dell'estinzione.
Il mare è mosso ma dopo un paio d'ore incontriamo le balene gobbe, sette megattere divine.
Così avvisto Dio. Egli-loro appaiono e scompaiono nell'acqua. Quando alzano la coda frastagliata è per immergersi e per spuntare in qualche altra parte del pianeta, e allora lasciano una spianata nella superficie increspata dal moto ondoso. Un'orma che dura due minuti.
Poi Dio ha saltato quasi per intero, ma stranamente, quando lo ha fatto il mondo non è scomparso come immaginavo.
In quel momento di stupefazione, nella forza della colonna d'acqua e di carne che si è alzata è come se si fosse celebrata in me una nuova conoscenza. Solo per quel momento indimenticabile.
(Miserabile, sei solo riuscito a pensare di non averlo fotografato con la tua macchinetta, aggrappato come sempre alla tua balaustra.)
Queste gobbe reali, tra tutte le gobbe illusorie che in anni ho immaginato sulle superfici di tutti i mari, sembrano ora giganteschi nasi, profili di divinità. Nasi che producono potenti spruzzi pompati da un ice-berg tropicale grigio-azzurro, totalità che non si vede mai per intero.
E mentre gli stomaci dei turisti si rivoltano in quello che per noi, poco abituati animali, è mare grosso, Dio ancora si manifesta, appare e scompare nel mare, si apre e si chiude come un ventaglio. L'impressione di questi dorsi e di queste chiamate code che s'immergono con calma, è fortissima.
Una di loro alza una pinna e disegna un semicerchio del raggio di almeno quattro metri, è bianca come un'ala.
Un'altra passa sotto la barca e riappare cento metri più in là, un'altro a non più di sei metri da noi allarga gli sfiatatoi, forse ci annusa.
Di certo dio è in amore e salta e s'insegue per autocorteggiarsi, per protendersi sul mondo prima di lasciarci. E viaggiare di nuovo verso i freddi antartici.
Le balene che vedo sembrano tutte molto più grandi di quanto so possano essere, è come se nei loro corpi la vita si dilatasse e si esprimesse.
Mai prima d'ora potevo immaginare l'esperienza di questa grande visione. La candela si è accesa, la nicchia si è riempita, la reggia si è abitata, l'Acquario non è buio: il quattro settembre duemiladieci ho visto la balena, la stella maggiore della mia costellazione.
Mistica verrà per me da misticeto.
Questo ricordo non farà di me un uomo migliore, ma forse più compiuto e di certo, piú fortunato.
Anche per questo ancora ringrazio Dio.
"Tu sei come un giovane leone delle nazioni, e tu sei come una balena nel mare."
Ezechiele, 32, 2
Sacro profilo.
Dio ha saltato davanti a me, e sono ancora vivo.
Dio è grande.
Praya do forte, polinesia brasiliana a nord di Salvador de Bahia.
È periodo d'amore e siamo venuti a vedere lo spettacolo della sua presenza, all'orlo dell'estinzione.
Il mare è mosso ma dopo un paio d'ore incontriamo le balene gobbe, sette megattere divine.
Così avvisto Dio. Egli-loro appaiono e scompaiono nell'acqua. Quando alzano la coda frastagliata è per immergersi e per spuntare in qualche altra parte del pianeta, e allora lasciano una spianata nella superficie increspata dal moto ondoso. Un'orma che dura due minuti.
Poi Dio ha saltato quasi per intero, ma stranamente, quando lo ha fatto il mondo non è scomparso come immaginavo.
In quel momento di stupefazione, nella forza della colonna d'acqua e di carne che si è alzata è come se si fosse celebrata in me una nuova conoscenza. Solo per quel momento indimenticabile.
(Miserabile, sei solo riuscito a pensare di non averlo fotografato con la tua macchinetta, aggrappato come sempre alla tua balaustra.)
Queste gobbe reali, tra tutte le gobbe illusorie che in anni ho immaginato sulle superfici di tutti i mari, sembrano ora giganteschi nasi, profili di divinità. Nasi che producono potenti spruzzi pompati da un ice-berg tropicale grigio-azzurro, totalità che non si vede mai per intero.
E mentre gli stomaci dei turisti si rivoltano in quello che per noi, poco abituati animali, è mare grosso, Dio ancora si manifesta, appare e scompare nel mare, si apre e si chiude come un ventaglio. L'impressione di questi dorsi e di queste chiamate code che s'immergono con calma, è fortissima.
Una di loro alza una pinna e disegna un semicerchio del raggio di almeno quattro metri, è bianca come un'ala.
Un'altra passa sotto la barca e riappare cento metri più in là, un'altro a non più di sei metri da noi allarga gli sfiatatoi, forse ci annusa.
Di certo dio è in amore e salta e s'insegue per autocorteggiarsi, per protendersi sul mondo prima di lasciarci. E viaggiare di nuovo verso i freddi antartici.
Le balene che vedo sembrano tutte molto più grandi di quanto so possano essere, è come se nei loro corpi la vita si dilatasse e si esprimesse.
Mai prima d'ora potevo immaginare l'esperienza di questa grande visione. La candela si è accesa, la nicchia si è riempita, la reggia si è abitata, l'Acquario non è buio: il quattro settembre duemiladieci ho visto la balena, la stella maggiore della mia costellazione.
Mistica verrà per me da misticeto.
Questo ricordo non farà di me un uomo migliore, ma forse più compiuto e di certo, piú fortunato.
Anche per questo ancora ringrazio Dio.