AGOSTO'11

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"L'honnête artiste, cette infâme médiocrité, ce cœur d'or, cette loyale vie, ce stupide dessinateur, ce brave garçon, décoré de l'ordre royal de la Légion d'honneur, se mit sous les armes pour aller jouir des derniers beaux jours de l'année"
Honoré de Balzac, "Pierre Grassou"


Conosco a chi toglie il male questo frassino.
Conosco a chi toglie il male questo frassino.



    Sto sgomitando inutilmente anch'io con alucce di pollo tra migliaia di pulcini dentro il capannone di Fontana. Crescendo non riusciamo più a respirare.
Mediocrità da cui provengo, in cui sto e a cui rimando, che condivido e da cui non riesco a uscire. Non c'è luogo fuori da essa.

Eppure quel vino, uno dei primi, io l'ho bevuto, e mi ha fatto giurare spingendo il desiderio fuori dalle orbite. Quel vino è ancora qui, insieme alle parole che mi ha fatto dire. E' un desiderio che non è più rientrato e che mi dà una quasi insostenibile, lieve, ebbrezza.

Potevo partire questo mese per Manakara, passare un anno in Madagascar (un bel progetto), anzi forse a quest’ora già avrei potuto bagnarmi nell’oceano indiano. Ho detto di no, può darsi per paura di contare.


Questo solo è successo segnali di sete in quest’agosto.







   
"Mirror, mirror upon the wall, Who is the fairest of all?" Chi è il più felice nel mondo? Chi è invece il più infelice? Chi sta navigando a vista tra i venti s’una zattera da surf e chi languisce nella laguna? Tu, specchio, sei l’unico da cui possa aspettarmi una risposta, sei l’unico da cui possa scaturire un nuovo inizio del racconto.
Parlami di come e perchè ci accontentiamo così, senza possedere
obiettivi precisi o adeguata libertà d'azione. Come mai l'animale uomo può sentirsi tanto confuso, indeciso, spento, ignavo?
Eppure viviamo, siamo il sogno degli uomini di ieri, abbiamo tutto quello che sono riusciti a produrre (volano o no, gli aerei nel cielo, e dalla terra non si ricavano forse meraviglie?), e benessere e novità vengono costantemente portati dalla specie alla specie in flusso crescente.
Ma allora perchè noi non sentiamo di vivere il sogno degli uomini di ieri, ne il nostro. Perchè ci sentiamo così traditi?

Dimmi qual è il ruolo della mediocrità tra i sette miliardi di umani cui appartengo, sussurramelo in un orecchio come un privilegio segreto; per sortilegio fingimi alieno dal mondo e per un attimo strappami il velo, a me solo, per un attimo.
Dammi uno schiaffo, dimmi qual'è il mio posto in tutto questo, qual'è la preghiera giusta per chi inquietamente fa niente, ingrassa senza fame e pesa senza autorità.


Ho incubato questo panorama una notte. C'erano aculei umani a perdita d’occhio, senza spazio per nessun’altra cosa od essere. Il nucleo di questo nucleo lasciato nello spazio si riduceva mentre i suoli erano vermicolanti di corpi umani, nuovi umani s’accalcavano e crescevano sopra gli altri, tutto era fatto folto di uomini, tutto appariva vivo o semivivo ma era, intuivo già morto. Un mondo così convulsamente umano e spaventosonon aveva  spazio per l’umanità.
Falangi di gabbiette occupate, una sconfinata distesa di case sopra tutta la tiepida mediocrità degli uomini e delle donne, che erano il sale della terra. La città aveva quasi una gabbia per tutti, a cui tutti s'anelava, a cui, chi restava senza, ambiva. Tutta città la campagna, luogo a distruggere, estetica incomprensibile per chi l'abitava.