Tropicario
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"I buoi arrivai in tempo a vederli, per poter capire Virgilio. Dicono che in Italia fosse pieno di scimmie e perfino di tigri. A poco a poco spariranno anche i parchi zoologici, dove in meste cartoline viventi ammiravamo il collo della giraffa, le gambe della gru, lo sbadiglio del coccodrillo...
Andando per i sentieri, sarebbe divino incontrare il formichiere, vederlo all'opera. Di formiche ce n'è troppe, il formichiere non arriverebbe mai a divorarle tutte. Il formichiere mi piacerebbe anche averlo vicino di tavola, al ristorante, vedergli allungare la fantastica lingua più veloce del fulmine, invece solo gente che mastica, che ha un senso mediocre del crudo e del cotto, che parla masticando, che beve mangiando, che vuota le saliere, che fuma... Entrasse la tigre, eccola, e girasse un po' tra i tavoli, come per salutare... Meglio due di tigri, una ingente coppia: tutti si affretterebbero ad offrirglisi bocconi crudi, incoraggiati dal maître.
(...)
Dio mio, il treno, questo traffico incessante di facce che cambiano, che passano, che interrogano se c'è un posto per loro... Ti faccio posto, fraterno imbecille, a te e al tuo lurido giornale, siediti pure qua dov'è la mia borsa, me la metto sulle ginocchia, chiudo gli occhi, penso tu sia un canguro."
Andando per i sentieri, sarebbe divino incontrare il formichiere, vederlo all'opera. Di formiche ce n'è troppe, il formichiere non arriverebbe mai a divorarle tutte. Il formichiere mi piacerebbe anche averlo vicino di tavola, al ristorante, vedergli allungare la fantastica lingua più veloce del fulmine, invece solo gente che mastica, che ha un senso mediocre del crudo e del cotto, che parla masticando, che beve mangiando, che vuota le saliere, che fuma... Entrasse la tigre, eccola, e girasse un po' tra i tavoli, come per salutare... Meglio due di tigri, una ingente coppia: tutti si affretterebbero ad offrirglisi bocconi crudi, incoraggiati dal maître.
(...)
Clown minore.
Dio mio, il treno, questo traffico incessante di facce che cambiano, che passano, che interrogano se c'è un posto per loro... Ti faccio posto, fraterno imbecille, a te e al tuo lurido giornale, siediti pure qua dov'è la mia borsa, me la metto sulle ginocchia, chiudo gli occhi, penso tu sia un canguro."
Guido Ceronetti, La pazienza dell'arrostito
Era una galleria di terrari che si snodava in un tortuoso, chiuso e piuttosto buio cammino.
Le creature creavano una continuità musicale tra comunissimi pavimenti, muri, adesivi e sensi di marcia.
Capivo che
ll loro luogo intelligibile, come il nostro, è proprio dove sono e siamo più ridotti all'impotenza (la tigre porta sul dorso l'ombra delle sbarre della gabbia eterna, scriveva Hugo).
Quindi per questo, restiamo prigionieri anche noi, pur imprigionando loro, pur possedendo il mondo.
Ma io, anche così, non colgo se e come la mia specie suoni.
Faccio professione d'ascolto anch'io, ma mi sento sempre più a disagio nel sapermi parte di un pubblico che invade sistematicamente qualsiasi golfo mistico,
solo per arrivare, rumorosamente, meglio a sentire un suono quasi inafferrabile, che ci sfugge e che scompare.
Hai commosso Simona?
Era una galleria di terrari che si snodava in un tortuoso, chiuso e piuttosto buio cammino.
Le creature creavano una continuità musicale tra comunissimi pavimenti, muri, adesivi e sensi di marcia.
Capivo che
- Ad ogni cosa è stato dato un nome.
- Ogni essere è un tono e come tale viene isolato.
- La natura è intendibile solo suono a suono.
- La sinfonia mobile che la natura suona è nel suo complesso inudibile ai nostri orecchi.
- Se non facciamo noi la distinzione non abbiamo che assordante frastuono (pur sapendo che tutto meravigliosamente suona non possiamo sentirlo).
- Solo se siamo educati possiamo ricostruire la semi-vera partitura d'orchestra per un tutto musicato.
- Qualsiasi animale o pianta può darmi il là perchè cominci questa musica.
ll loro luogo intelligibile, come il nostro, è proprio dove sono e siamo più ridotti all'impotenza (la tigre porta sul dorso l'ombra delle sbarre della gabbia eterna, scriveva Hugo).
Quindi per questo, restiamo prigionieri anche noi, pur imprigionando loro, pur possedendo il mondo.
Ma io, anche così, non colgo se e come la mia specie suoni.
Faccio professione d'ascolto anch'io, ma mi sento sempre più a disagio nel sapermi parte di un pubblico che invade sistematicamente qualsiasi golfo mistico,
solo per arrivare, rumorosamente, meglio a sentire un suono quasi inafferrabile, che ci sfugge e che scompare.
Crisalidario.
Titì imbiancato.
I rettili lasciano sindoni.
Cervelli di spire, accomodamenti, arte dei pesi.
La fuga cercata a graffiate sul legno, variazione sul tema di Marcel Marceau.
Nel fondo di ogni palude vi sono occhi. Ora stanno a livello dei miei.